Italiani sempre più anziani, depressi e tendenti al sovrappeso. È questa la fotografia impietosa presentata ieri dall’Istat nell’Indagine "Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari". I risultati dello studio, condotto tra il 2012 e il 2013, mettono a fuoco problematiche e criticità dello stato di salute del nostro Paese, unite all’analisi delle reali possibilità di accesso alle prestazioni sanitarie. «I dati – spiega l’Istat – offrono un contributo importante per comprendere se, a distanza di oltre sette anni dalla precedente edizione e in un periodo di congiuntura economica sfavorevole, siano peggiorate o migliorate le condizioni di salute». Il primo elemento che colpisce è che migliora la salute fisica ma peggiora quella psicologica. Cresce la depressione, che si qualifica come il problema di salute mentale più diffuso in Italia e il più sensibile all’impatto della recessione: colpisce circa 2,6 milioni di individui (4,3%), con prevalenze doppie tra le donne rispetto agli uomini in tutte le fasce di età. La crisi economica non si accanisce solo sul portafoglio, ma anche sulla felicità. Nel 2013, si legge nel rapporto, lo stato di salute mentale si è acutizzato rispetto all’analoga rilevazione del 2005: l’indice diminuisce in media di 1,6 punti, in particolare tra i giovani fino ai 34 anni (-2,7 punti), soprattutto maschi, e tra gli adulti di 45-54 anni (-2,6). Altro elemento su cui è verosimile abbia inciso la crisi economica, portando le famiglie a orientarsi verso farmaci generici di costo inferiore, è il dimezzarsi del ricorso alle terapie non convenzionali (da 15,8% a 8,2%) e l’uso di rimedi omeopatici, che scende dal 7% al 4,1%. Un trend, quello del risparmio in sanità, confermato anche dal taglio alle cure dentali. A fronte di una crescita delle visite mediche specialistiche (11,9% nel 2005 e 14,8% nel 2013) crollano del 30% quelle odontoiatriche, il cui peso nel bilancio familiare è storicamente consistente. Gli italiani si confermano anche più sedentari e tendenti al sovrappeso. Nel 2013 solo il 20,6% della popolazione ha praticato un’attività fisica adeguata e, secondo l’Oms, protettiva per la salute. Ancora una volta, la scriminante è sul reddito: i livelli di pratica sono meno elevati tra le persone con risorse economiche scarse o insufficienti (15,2%), rispetto a chi dichiara risorse ottime o adeguate (24%). Muoversi meno incide anche sulla tendenza all’aumento di peso della popolazione: l’11,2% degli adulti è obeso, in rialzo sia rispetto al 2000 (erano il 9,5%), che al 2005 (10%). Ma a destare preoccupazione è soprattutto il dato riferito ai minori: negli anni 2011-2012, infatti, il sovrappeso o l’obesità riguardano oltre un bambino su tre (35,7%) di 6-10 anni e nel Sud addirittura quasi uno su due (48%). Infine, tra i dati positivi, si inserisce la diminuzione delle persone con limitazioni funzionali, che passano dal 6,1% del 2000 al 5,5 % nel 2013. Stante la stima che li quantifica in oltre 3 milioni di persone, di cui oltre l’80% anziani e i 2/3 donne, al dato statistico si unisce nuovamente quello socio-economico. Le famiglie con almeno una persona con limitazioni funzionali sono l’11% e, di queste, meno del 20% riceve assistenza domiciliare pubblica. Questo significa che, pur considerando nel totale anche quelle che suppliscono alle carenze del Ssn ricorrendo a servizi privati, più del 70 % delle famiglie non usufruisce di alcun tipo di assistenza domiciliare, né privata né pubblica.