La scrittrice Edith Bruck - Ansa
In occasione del Giorno della Memoria, La nave di Teseo raccoglie in volume la testimonianza del dialogo continuo di Edith Bruck con ragazzi e studenti di ogni età sugli orrori del nazifascismo e dell’Olocausto, per tramandare alle generazioni future, ancora e ancora, il capitolo più buio della storia dell’uomo. “I frutti della memoria” (pagine 160, euro 15,00) raccoglie le lettere e i testi degli studenti di tutte le età che Edith Bruck ha incontrato in questi anni.
Cari studenti,
dopo tantissimi anni che mi mandate lettere, versi, disegni, sento il bisogno di rispondervi, di raccontare non il mio vissuto, che conoscete, e spero non dimenticherete mai, come me, ma la vostra promessa di portare avanti la testimonianza. Sono in debito con voi per il mio silenzio su ciò che aveva significato per me il vostro ascolto, il vostro voler sapere, le vostre domande sia sulla mia povera infanzia in Ungheria, sia sulla persecuzione, i veti, le angherie, le violenze dei compagni di scuola stessi, avvelenati dalla propaganda nazifascista e dall’antisemitismo mai sradicato contro il popolo cui appartengo. E per pura ragione razziale, legge nell’Europa civile cristiana, sono finita come milioni di ebrei nei campi di concentramento, disseminati ovunque in Germania, il famigerato Auschwitz in Polonia, alcuni in Italia e Francia, con sei milioni di correligionari annientati, tra i quali un milione di bambini. Mentre ovunque ero in veste di pellegrina-testimone più che di scrittrice, non immaginavate che, nonostante la fatica di rivivere e raccontare per oltre mezzo secolo nelle scuole italiane, dalle medie all’università, il vostro interesse mi è stato d’aiuto almeno come scrivere numerosi libri e versi. Ho accolto sempre il vostro voler sapere, dovuto anche ad alcuni professori e insegnanti impegnati. Per me è un dovere morale. Purtroppo, a causa del Covid, ultimamente ho continuato online.
Ciò che vi ho dato mi avete ricambiato con centinaia di lettere, tra le quali sono stata obbligata a scegliere le più significative, valide e sorprendenti per maturità e profondità. E mi dispiace non poterle pubblicare tutte. Il vostro ascolto per me è consolante e mi riempie di speranza, anche perché nell’immediato dopoguerra non siamo stati né accolti a braccia aperte come sognavamo, né ascoltati, né sapevamo come e dove vivere, e l’idea stessa della vita, del mondo e dei rapporti umani era cambiata per sempre. E noi anche. Dopo la mia presenza nelle scuole, le vostre lettere erano e sono balsamo, fiducia in un domani migliore, soprattutto per voi, nonostante le nuove guerre, ben diverse, mai paragonabili alla Shoah, e che oggi purtroppo vedete in diretta; fame, sofferenze, massacri indistinti, ingiustizie, nefandezze, che succedono e si ripetono nel mondo come un virus inguaribile che abita l’uomo, da sempre capace di crudeltà indegne di un essere pensante. Ma c’è anche sempre qualche luce nel buio a cui aggrapparsi, non è mai tutto violenza e odio e non è mai tutto perso. E tutto ciò, il male e il bene, ci appartiene, ci riguarda, a chiunque capiti. E a ogni essere umano dobbiamo rispetto, mai rivalsa, vendetta, odio razziale, se abbiamo solo un briciolo di fede, riconosciamo l’altro da noi, la sua vita preziosa come la nostra, e ha lo stesso valore anche se mendica, dorme in strada.
A volte basta un sorriso, un gesto per sperare, come quando un soldato tedesco nei campi mi ha buttato un guanto bucato. E il Papa mi ha chiesto quando è venuto a trovarmi a casa: «E in quel buco nel guanto cosa c’era?» «La vita», gli ho risposto. Anche voi, cari ragazzi, siete mio alimento e speranza per un futuro migliore del mio passato che non passa e non deve passare, perché siamo i figli di ieri, e i figli di domani saranno quelli di oggi, voi che sapete, ascoltate e migliorerete il mondo. Non posso se non esservi grata e dire grazie. Non smettete di domandare di avere rapporti più stretti con i genitori e soprattutto i nonni, che hanno poca voce e spazio in questo mondo-famiglia separato da sé, super connesso e sconnesso. Non dimenticate neanche la natura maltrattata e offesa: la terra, l’acqua, l’aria sono fonti di vita e si difendono, si rivoltano e puniscono secondo il loro linguaggio. Oso, voglio sperare che la mia infinita testimonianza abbia e avrà il suo frutto, come la lettura dei miei libri, dove c’è tutto meno l’odio, la vendetta, la rivalsa verso chiunque. Dal male può nascere il bene, i sentimenti negativi, anche per sé, sono sterili.
Coltivare quella briciola di bene che esiste in ognuno, anche nei tempi delle barbarie (che si ripetono) può diventare un giardino interiore pacifico che frena, trionfa sul male connaturato negli esseri umani (animali evoluti) di meraviglie e orrori indicibili. Se l’uomo ancora non ha imparato dai propri misfatti, provate voi giovani a essere meglio dei vostri predecessori e cercate di creare una nuova convivenza pacifica, civile e rispetto reciproco con chiunque e ovunque. «Basta una goccia di bene», mi ha detto papa Francesco, «per migliorare questo mare nero che è il mondo». Gli ho risposto che io ho fatto già una pozzanghera. E continuerò ancora, finché potrò, perché non è mai inutile. La memoria per tutti è fondamentale, vitale. Convinzione che devo a voi, alle vostre lettere. Vi consiglio di alimentare il bene dentro di voi, e lasciate morire di fame il male. Vi ringrazio e abbraccio.