Una scuola capace di valorizzare il corpo docente. Ma anche in grado di procedere sulla via dell’autonomia piena e del sistema paritario. Che in concreto permetta ai genitori la libertà di scelta in campo educativo e di essere co-protagonisti nella scuola; che ponga al centro lo studente come persona, valorizzandone le potenzialità. Ecco l’immagine di «buona scuola» che emerge leggendo i documenti finali che le associazioni del mondo cattolico e della scuola paritaria hanno elaborato in questi due mesi di consultazione nazionale, che si chiude oggi in forma ufficiale a Matera con il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.Non si tratta di un documento alternativo a quello del governo, bensì l’analisi puntuale e critica di quel testo che in 60 giorni di consultazione on line ha ottenuto un milione di contatti e oltre centomila questionari completati. Una consultazione che ha percorso l’intera Penisola con oltre 15mila incontri, molti dei quali promossi proprio dall’associazionismo cattolico che si occupa di scuola, che ha dimostrato per l’ennesima volta di volersi mettere in gioco e di far sentire la propria voce. Una apertura di credito a questo nuovo tentativo di ridare slancio al nostro sistema formativo, anche se tutti avvertono che questa volta alle parole dovranno davvero seguire i fatti.E così scorrendo i documenti delle varie associazioni e movimenti emerge ancora una volta una scuola viva. A iniziare dalla valorizzazione dei docenti. Aspetto sul quale si soffermano soprattutto le associazioni professionali degli insegnanti. A sorpresa - ma non troppo a dire il vero -, non è il piano di assunzione di 140mila precari a concentrare l’attenzione, anche se tutte le associazioni lo ritengono un buon intento. A essere sotto osservazione, invece, è il come impiegare al meglio e come selezionare i nuovi ingressi. Anche da parte dei dirigenti scolastici, che, come sottolinea la Disal-presidi, sul tema delle nuove assunzioni occorre «porsi il problema a che cosa serve la scuola? Ovvero quale concezione urge servire in questo momento storico e quindi quali strumenti e soluzioni mettere in campo e garantire perché il contesto di ciascuna scuola sia messo in grado di realizzare il suo fine?».«Il precariato è un problema serio reale e serio, ma non è certo il primo punto» si legge nel testo dei docenti di Diesse (della Compagnia delle opere). È la «valorizzazione della professione docente, con una formazione in servizio stabile» a concentrare le maggiori attese. «Una formazione in servizio che deve diventare obbligatoria» aggiungono i docenti medi cattolici dell’Uciim, avanzando anche proposte sui «crediti didattici, formativi e professionali che devono essere giustamente equilibrati», auspicando che la valutazione riguardi il gruppo scuola più che il singolo docente, proprio per valorizzare il concetto di comunità educante. Sulla stessa linea anche i maestri cattolici dell’Aimc che nel loro documento indicano tra i punti necessari «la definizione del ruolo unico della docenza; garantire alti livelli di qualificazione per tutti gli insegnanti, la formazione obbligatoria in servizio, la valutazione e l’autovalutazione delle istituzioni scolastiche; e la necessità di ridefinire gli organi di governo delle scuole».Un tema, quest’ultimo punto, molto a cuore anche della associazioni dei genitori. La richiesta è unanime da parte sia dei genitori cattolici dell’Age, sia dei genitori delle scuole cattoliche (Agesc): essere protagonisti nel percorso educativo trovando nella scuola un alleato. Anche per questo riformare gli organi collegiali è importante per le due associazioni che, sottolinea l’Age, «per essere efficaci devono superare "l’autoreferenza del personale nelle decisioni", prevedendo "la parità tra il numero dei rappresentanti del personale scolastico e il numero dei rappresentanti di genitori e studenti». Richiesta e anche una piccola critica: dei genitori si parla molto nella presentazione di questo , che il premier Renzi, ha definito «un nuovo patto educativo», poi, però, quando si parla della «nuova governance – sottolinea l’Agesc – il documento non cita mai i genitori, come se gli unici soggetti attivi nella scuola possano essere solo i dirigente, i docenti e il personale amministrativo». Eppure nei loro documenti Age e Agesc affrontano tutti i temi sul tavolo suggerendo e indicando possibili soluzioni o aspetti da tenere in considerazione per evitare risultati negativi. Ad esempio l’Age suggerisce che «nella valutazione del merito e per l’assunzione si potrebbe proporre che nel "gruppo di valutazione" entrino i genitori, in grado di rendere esplicita "la reputazione" e il consenso che un docente riscuote tra le famiglie». O l’Agesc che mette in guardia, sul caso dei nuovi insegnamenti, che la loro introduzione porti alla contrazione dell’autonomia degli istituti scolastici, che vedono ridursi i margini per una scelta basata su un proprio progetto didattico». Non manca la voce degli studenti, che, a differenza di tutti le altre associazioni, sono riusciti a presentare come tavolo di consultazione presso il ministero un documento unitario di tutte le 7 sigle presenti (tra loro le cattoliche Msac e Msc). Cinque i punti: una legge quadro nazionale sul diritto allo studio; potenziamento della partecipazione studentesca negli organi collegiali; valutazione partecipata; competenze di cittadinanza; uno statuto degli studenti in stage. Anche le associazioni delle scuole cattoliche paritarie (Fism, Fidae e Foe) non hanno fatto mancare il proprio contributo. Unanime la sottolineatura di una scarsa considerazione verso il sistema paritario e la necessità, al contrario, di riconoscere in modo chiaro e definitivo, anche sul profilo economico, il servizio pubblico svolto dalla scuole paritarie.Insomma ancora una volte l’associazionismo cattolico si è posto in prima linea per la scuola. Anche sul fronte dell’educazione alla cittadinanza mondiale: le Ong Cisv, Acra-Ccs, Coopi, Cospe in un testo unitario chiedono che la «buona scuola sappia attrezzarsi per l’educazione alla cittadinanza globale».