I giovani al lavoro insieme a Rondine - .
Giovani russe e ucraine studiano insieme per diventare ambasciatori di pace nei loro Paesi e nel resto del mondo. Fianco a fianco, tutti i giorni, nella stessa aula ma anche in momenti di comune convivenza, per essere amiche e abbattere ogni muro che li separa a causa della guerra. A Rondine, nella Cittadella della Pace vicino ad Arezzo, sono tre le coppie arrivate dalle due terre dilaniate dal conflitto per partecipare al master, un percorso di studi e formativo finalizzato a sviluppare e arricchire il bagaglio culturale che sarà necessario a realizzare progetti concreti in Russia e Ucraina.
Sei ragazzi e ragazze, tutti con una storia forte da raccontare. Sabina, 28 anni, viene da Samara, città nell’area del Volga, alle frontiere con il Kazakistan, dove si è impegnata a favore dei rifugiati. È stata la prima russa ad arrivare nella World House. «Sono qui per ricucire le relazioni tra ucraini e russi e mostrare che prima di tutto siamo persone che vogliono privilegiare i rapporti umani». E ha voluto conoscere subito le ragazze che nel suo Paese sono considerate delle “nemiche”. «Mi hanno parlato subito in russo per rendermi la conversazione più facile – racconta – e questo piccolo gesto mi ha molto commosso: da loro sono considerata una persona e non un nemico». Olekandra, 22 anni, è laureata in diritto internazionale.
È nata e cresciuta a Kharkiv, città dell’Ucraina orientale che ha dovuto abbandonare nel marzo scorso a causa dei bombardamenti. «Sono molto grata di essere nella Cittadella della Pace anche se per me è difficile perché nella mia patria si continua a morire. Credo fermamente che la nostra stessa presenza qui sia un primo passo che può segnare un percorso per le generazioni a seguire».
Aleksandra ha 23 anni e viene dalla Repubblica di Carelia, nel nord della Russia. Ha studiato pubblicità, pubbliche relazioni e lingua cinese a San Pietroburgo. Rondine è arrivata nella sua vita come una risposta al bisogno di contribuire alla costruzione della giustizia sociale nel mondo anche se, sottolinea, non è stata una scelta semplice: «A un certo punto – afferma – la tua famiglia potrebbe non essere d’accordo con te ma non si tratta di convincerli o litigare. È importante trovare qualcuno che possa aiutarti nel momento in cui sembra che il mondo stia per crollare e qui io trovato quello che cercavo ».
Valeriia è originaria della provincia di Kiev, in Ucraina, dove si è specializzata in materie economiche e management internazionale. Racconta così il suo incontro con il “nemico”: «Con Aleksandra ci siamo strette la mano per la prima volta in macchina mentre andavamo al supermercato. Dopo pochi giorni a Rondine mi sono ammalata e sono dovuta stare in isolamento e lei mi ha portato i miei biscotti preferiti, gli stessi che avevamo comprato insieme quel giorno. La sua preoccupazione per gli altri, che tu sia un nemico o il migliore amico, mi ha impressionato tanto». Ilia viene dalla Siberia, ha solo 25 anni ma ha già vissuto in molte città europee e negli Stati Uniti. Ha studiato relazioni internazionali e ha le idee molto chiare: «Ciò che mi spaventa è che molte persone tendono a creare apposta dei nemici e incolparli. Voglio aiutare le persone a guardare oltre queste etichette e cercare insieme cause e soluzioni reali ai problemi, in ambito sociale, economico e politico».
Ilia vuole guardare oltre la guerra, al futuro. «Tutti i conflitti, anche i più duri e violenti, hanno qualcosa in comune: prima o poi finiscono. Per volontà delle persone e perché si stancano di combattere. Ecco perché è importante pensare a cosa accadrà dopo in Russia e Ucraina, e come i due popoli potranno vivere in pace». Kateryna, 22enne, è di Kiev, ha lavorato come analista politico al Parlamento Europeo ed è stata responsabile del progetto Refugee Hub a Bucarest, per supportare i rifugiati ucraini in fuga dalla guerra. La decisione di entrare a far parte di Rondine non è stata facile neanche per lei.
«La rabbia verso coloro che hanno iniziato la guerra e la preoccupazione per i miei cari erano le emozioni dominanti in quel momento – racconta –. Io non sapevo come avrei potuto condividere la mia vita quotidiana con gli studenti russi ma volevo anche raccontare loro la mia storia nella speranza che la capissero». Poi è arrivata al villaggio di Rondine. «Quando io e la mia “nemica” Ilia ci siamo incontrate per la prima volta, lei mi ha teso la mano e io, inconsciamente, ho nascosto la mia. Allora Ilia ha teso la sua mano una seconda volta e io, anche se impaurita e incerta alla fine le ho teso la mia. In quel momento, ho iniziato a cercare la pace nel mio cuore».