Il manifesto della rassegna - Fotogramma
Chiuderà nelle prossime ore, con molto anticipo rispetto alla programmata scadenza del 2 giugno, la mostra Gratia Plena, allestita, dal 2 marzo scorso, nel Museo diocesano di Carpi (Modena) e finita al centro della cronaca e delle polemiche. È stato l’artista carpigiano Andrea Saltini, autore dell'esposizione, aggredito e ferito a fine marzo da uno sconosciuto che lo ha accoltellato al collo, dopo le accuse di blasfemia mosse da alcuni siti e movimenti tradizionalisti, ad annunciare via Facebook lo stop della mostra.
Lo stesso pittore ha spiegato: «La decisione è dettata dal mio precario stato di salute, conseguente all'aggressione e alle continue manifestazioni di dissenso culminate nei noti episodi di violenza fisica e verbale. Peraltro, non mi è più possibile sostenere i costi relativi alla sicurezza, prima non preventivati, indispensabili al fine di garantire l'accesso sereno dei visitatori alla mostra e l'incolumità di tutti i collaboratori ed i volontari. Un sentito e doveroso ringraziamento - ha concluso - ai curatori della mostra, al mio team e a tutti coloro che mi hanno sostenuto».
Immediato il commento della diocesi di Carpi - dal 2020 unita in persona episcopi a quella di Modena-Nonantola -, che ha definito «grave il susseguirsi di attacchi d'odio anche nei confronti della Chiesa di Carpi e dei suoi pastori». In una nota, il Museo diocesano “Cardinale Rodolfo Pio di Savoia”, nell’esprimere «piena comprensione e condivisione per le motivazioni addotte», ha ringraziato Saltini che ha «condiviso un tentativo, in parte pionieristico, per individuare possibili interazioni tra esperienze artistiche contemporanee e cammini religiosi e di ricerca mistica. Non sfugge la gravità del susseguirsi di attacchi d'odio», né «la violenza contro un'opera e persino contro la stessa persona dell'artista», oltre alle «sistematiche ed aggressive manifestazioni di ostilità nei confronti della Chiesa di Carpi e, miratamente, dei suoi pastori. Spiace che non siano stati accolti i ripetuti inviti a ricercare un dialogo pacifico, franco e corretto, abbassando i toni chiassosi e sguaiati». La diocesi carpigiana ha fatto sapere inoltre che «oltre duemila persone hanno visitato la mostra e hanno espresso civilmente le loro impressioni».
Andrea Saltini, “Inri - San Longino”, 2024 - CsArt/Museo Diocesano di Carpi
La notizia della chiusura è stata invece salutata con favore dall’associazione “Pro Vita & Famiglia Onlus”, il cui presidente, Antonio Brandi, ha affermato che si è «messa fine all'esposizione, in una chiesa consacrata, di opere che raffigurano il Cristo e la Madonna in contesti sessualmente ambigui, tanto da poter essere considerati apertamente blasfemi. L'iniziativa - ha dichiarato l’associazione - ha suscitato per mesi lo smarrimento e lo sconcerto di fedeli e cittadini, che hanno trovato voce nella petizione popolare di Pro Vita & Famiglia sottoscritta da più di 30.000 firmatari». Per Brandi «i tentativi di trovare forme di dialogo con l'arte e la cultura contemporanea» non devono «compromettano mai il senso del sacro e il sentimento popolare di fedeli e cittadini».
Le accuse, la risposta della diocesi, l’esposto archiviato
Alcune settimane dopo l'apertura, si sono rovesciate critiche e accuse di blasfemia nei confronti delle opere di Saltini. Non solo: a metà marzo è stato presentato un esposto alla procura di Modena “a carico” dell’arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, Erio Castellucci, dello stesso artista e dei curatori della mostra, don Carlo Bellini e Cristina Muccioli, «per vilipendio della religione cattolica, bestemmia ed esposizione di immagini blasfeme in luogo sacro con annessa richiesta di sequestro dei quadri osceni ove Gesù e Maria vengono rappresentati in atti sessuali». La Procura tuttavia ha chiesto l’archiviazione del fascicolo: secondo il pubblico ministero Giuseppe Amara, si tratta «di opere riconducibili all'attività di un artista, frutto di una propria elaborazione che, condivisibile o meno, risulta libera manifestazione del pensiero, peraltro, suscettibile di diverse interpretazioni da parte del fruitore delle opere e non già espressione di un gratuito disprezzo verso la confessione religiosa». La Procura ha precisato che risulta «anche possibile come il significato attribuito sia difforme da quello offensivo, come percepito dagli esponenti».
La risposta della Chiesa locale, all'indomani dell'iniziativa legale, è stata tempestiva nel respingere le accuse, ritenendo i commenti «irrispettosi e non rilevabili davanti ad una corretta visione delle opere. Quanto ai giudizi, o pregiudizi - ha evidenziato sempre la diocesi -, secondo cui alcuni quadri esposti riproducono immagini blasfeme o dissacranti, pur rientrando nella libera circolazione delle opinioni», essi «risultano irrispettosi nei riguardi del percorso compiuto dall’artista e anche dai promotori». Insomma, «nulla di tutto questo è rilevabile davanti ad una visione delle opere corretta, documentata e con sguardo limpido».
Il significato delle opere in esposizione
Una ventina le opere di grandi dimensioni, in gran parte realizzate per l’occasione, che sono state ospitate al Museo diocesano, nella ex chiesa di Sant’Ignazio. I soggetti sono di ispirazione religiosa, anche se l’artista non è credente: non si tratta quindi di “arte sacra”. Nella prefazione al catalogo don Carlo Bellini, vicario episcopale per la Pastorale, ha scritto che «la spiritualità può essere legata ad una religione ma anche essere una spiritualità senza Dio, in quanto espressione naturale della maturità umana. Mi piace la sintesi del sociologo Luigi Berzano che la spiritualità è un sistema di senso che rende plausibile per un individuo la propria biografia. Se osserviamo le opere di Andrea Saltini dobbiamo riconoscere che sono intrise di spiritualità».
Una delle opere sposte - Fotogramma