giovedì 2 ottobre 2014
​Non saltano gli articoli sulla procedura accelerata. Contrari o perplessi non solo il Ncd, ma anche Fi, Scelta civica e Per l’Italia.
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Il governo non cede sul divorzio 'fai-da-te' che si potrà sancire davanti ai legali dei coniugi, o agli ufficiali dello stato civile, senza passare per il giudice. Per il ministro Andrea Orlando questa previsione inserita nel decreto per smaltire l’arretrato della giustizia civile, in fase di conversione al Senato, rappresenterebbe un «elemento qualificante». E dunque non saltano gli articoli 6 e 12 che prevedono la nuova procedura accelerata. Tuttavia il Guardasigilli, intervenuto ieri in Commissione Giustizia a Palazzo Madama, ammette che sulle norme semplificate per separazione e divorzio «c’è un nodo da sciogliere e differenze più profonde». Contrari o perplessi, infatti, non solo il Ncd, ma anche Fi, Scelta civica e Per l’Italia. «Mi auguro che si comprenda che non c’è la volontà di stravolgere un’istituto ma solo quello di sgravare la giurisdizione », auspica Orlando. Il Pd aveva anche formalizzato la proposta ulteriore di 'travasare' nel provvedimento l’altra normativa, specifica, sul divorzio breve, ridotto a sei mesi in caso di separazione consensuale. Normativa che è già stata approvata dalla Camera e ora attende il via libera definitivo del Senato. Ma il ministro esclude che si intenda procedere su questa nuova strada mettendo insieme le due innovazioni (divorzio breve e giustizia civile), creando ulteriore confusione.  Resta in campo, però, la proposta del divorzio davanti agli avvocati o agli ufficiali dello stato civile. Il capogruppo del Ncd in Commissione Carlo Giovanardi stronca il cosiddetto 'divorzio fai da te', come una «norma ideologica infilata in un decreto legge che lascia la parte debole alla mercé della parte forte, senza nessun controllo giudiziario». E ricorda che la proposta ha incontrato «unanime dissenso nelle udienze conoscitive di tutte le associazioni degli avvocati, della Associazione nazionali magistrati e del presidente del Tribunale di Roma, a cui deve essere aggiunto - ricorda - il radicale dissenso del Forum delle famiglie». Il Ncd chiede quindi di stralciare gli articoli 6 e 12 del decreto «prima che diventino materia di un ruvido confronto parlamentare che - avverte Giovanardi spaccherebbe la maggioranza». Ma prende posizione anche Fi con Ciro Falanga: «Si rischia di far diventare il matrimonio un istituto di diritto privato e non più di diritto pubblico com’è ora».
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