L'ingresso dell'Ospedale Careggi di Firenze - ANSA
All’ospedale Careggi di Firenze i bloccanti della pubertà venivano somministrati ai minori impegnati nei percorsi di affermazione dell’identità di genere senza accompagnamento psicologico e neuropsichiatrico. Il nuovo capitolo del caso disforia di genere al Careggi, sollevato nel dicembre scorso dal senatore Maurizio Gasparri (vedi qui), lascia un po’ d’amaro in bocca. Ma quanto contenuto nella Relazione inviata alla Regione Toscana dal ministero della Sanità sembra confermare tutti i sospetti. Nel documento, discusso oggi dalla Commissione Sanità del Consiglio regionale, si indicano undici rilievi e azioni di miglioramento nel metodo di approccio scelto.
L’indicazione più importante riguarda la necessità di "prevedere che tutti i casi senza eccezione siano visitati dal neuropsichiatra infantile", e di "produrre con urgenza procedure dettagliate per diagnosi e presa in carico dei soggetti con disforia di genere". Altra indicazione contenuta nella relazione è che sia inserita ''regolare valutazione del neuropsichiatra infantile in tutti gli adolescenti ai fini della prescrivibilità e rimborsabilità della triptorelina''.
Secondo quanto evidenziato nella relazione, il Centro ha dato un'interpretazione sbagliata dei criteri Aifa relativi all'impiego della triptorelina e "alcuni casi trattati con triptorelina, dunque, sarebbero stati oggetto soltanto di trattamento psicologico e psicoterapeutico", ''pertanto, si rileva che il percorso assistenziale e diagnostico messo in atto non prevede l'obbligatorietà di dimostrare la mancata efficacia dell'assistenza psichiatrica per poter accedere al trattamento con triptorelina". In sostanza, a differenza di quanto prescritto nel protocollo Aifa, secondo cui il ricorso al farmaco bloccante della pubertà dovrebbe essere possibile solo in casi limite, a fronte di un insuccesso della terapia psicologica e neuropsichiatrica, la triptorelina sarebbe stata somministra come rimedio ordinario. Occorre ricordare che i bloccati della pubertà non “curano” l’incongruenza di genere, ma si limitano a congelare la crescita dei caratteri sessuali secondari del ragazzo o della ragazza in attesa di capire se e come intervenire con la transizione di genere (cambio di sesso).
Secondo gli esperti, l’intervento chirurgico sarebbe più semplice e meno invasivo se praticato prima dello sviluppo sessuale. Ora, la somministrazione della triptorelina, senza previa indagine psicologica o neuropsichiatrica, lascia intendere che si sarebbe dato per scontata la necessità di una transizione quando le statistiche più accreditate indicano che circa l’88 per casi di incongruenza si risolverebbero al termine dell’adolescenza. Condizionale d’obbligo, sia perché non conosciamo nel dettaglio i rilievi fatti dagli ispettori del ministero negli 85 casi sotto indagine, sia perché i casi di incongruenza di genere – alla luce delle tante implicazioni psicologiche, esistenziali e organiche presenti - sfuggono a valutazioni generali per imporre analisi caso per caso. E sul fatto che l’esito debba essere sempre e comunque una transizione di genere, il dibattito è aperto.
Altro rilievo avanzato nella relazione del ministero riguarda "i tempi della presa in carico del paziente ed i successivi incontri" che "sono troppo distanziati", per questo "occorre organizzare un percorso opportunamente calendarizzato secondo le esigenze dell'iter che si necessita intraprendere", e ""il percorso psicoterapeutico deve essere strutturato e organizzato secondo una programmazione congrua ed in linea con quanto stabilito dalle determine di riferimento". Inoltre, "occorre potenziare il personale dedicato attraverso un aumento dell'organico con riferimento alla figura dello psicologo/psicoterapeuta".
La relazione si chiede che la Regione trasmetta all'Aifa i dati dei monitoraggi clinici della triptorelina, e che si preveda uno strumento di monitoraggio per i possibili effetti collaterali. Nella relazione è contenuto, infine, l'invito alla Regione Toscana a "porre in essere azioni correttive alle criticità rilevate anche dando seguito alle azioni di miglioramento suggerite, pianificando quanto necessario”. La Regione ora ha 30 giorni per rispondere e 90 per adeguare le procedure secondo quanto richiesto dal ministero. Facile prevedere che del caso Careggi si tornerà presto a parlare.