Negli ultimi 40 anni in Italia sono scomparsi 11.615 minori, 1.617 italiani e 9.998 stranieri. Quasi la metà si è allontanata da un istituto di accoglienza, un migliaio se ne è andato volontariamente. Poco più di 300 sono stati sottratti da uno dei genitori. Ma in più di 5mila casi i motivi della scomparsa non sono mai stati accertati. Al netto degli episodi in cui le autorità non li hanno annotati e dei possibili ritorni non segnalati, si tratta di cifre che sgomentano.
Che fine fanno? Le ipotesi sono diverse, alcune assai inquietanti. Nella relazione 2012 del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse si legge: «Sono 3.524 i minori stranieri non accompagnati che scappano con destinazione il centro e il Nord Europa. Tanti, invece, finiscono nelle maglie della criminalità organizzata». L’attuale commissario, il prefetto Vittorio Piscitelli, conferma: «Non possiamo escluderlo. Il timore è che finiscano per farsi assoldare dai clan. Tanti minori sbarcano sulle nostre coste e poi perdono i contatti sia con la famiglia d’origine sia con i parenti che li aspettavano. Non tutti, insomma, arrivano dove volevano». Un dato di fatto che alimenta le peggiori paure di chi indaga. «Se ne perde ogni traccia, è come se finissero in un buco nero – ammette Piscitelli –. Gli scenari sono ampi: potrebbero finire nelle mani dei trafficanti di uomini, oppure di gruppi pedofili. E non possiamo trascurare nemmeno l’abominevole pratica del traffico di organi. Non esiste una casistica, ma tutto è possibile. Purtroppo i piccoli stranieri sono i più vulnerabili, perché si adescano facilmente». Sbarcano senza documenti e identificarli è difficile. Così se scappano da un centro di accoglienza diventa quasi impossibile rintracciarli: «Con Save the children stiamo mettendo a punto un progetto che prevede di identificare i piccoli migranti all’arrivo e dotarli di una speciale sim card contenente foto e dati anagrafici – spiega il prefetto –. Così almeno sarebbero riconoscibili: ora invece, se spariscono, non si sa dove finiscono». L’impressione è che l’Italia sia un posto di false promesse e un Paese di transito verso un destino amaro. Gli investigatori non trascurano nulla, ma è difficile riuscire a guardare in quel buco nero. Ad avvalorare i timori del prefetto c’è la testimonianza di Maria Rosa Dominici, psicologa e per vent’anni giudice onorario presso il Tribunale dei minori di Bologna, che nel 2007 fu ascoltata nell’ambito di un’indagine conoscitiva sulle persone scomparse avviata dalla Camera: «Sì, l’Italia è un Paese di passaggio: ci sono organizzazioni criminali che prendono i bambini e li portano via – afferma –. Alcuni anni fa emersero indizi che portavano a un giro di pedofili in Belgio, uno dei crocevia di questi turpi traffici». Secondo la Dominici ci sono anche i bambini “invisibili”, che non vengono registrati all’anagrafe: «Sono i figli delle prostitute. Quando nascono, il protettore guadagna due volte: sulla madre e su chi mette al mondo. C’è un vero e proprio mercato, so di coppie che si sono sentite offrire neonati. Mi capitò anche il caso di una bambina albanese di otto anni, venduta a un professionista del Sud. Quando raggiunse i 13 anni la cacciò in strada. La trovammo a Pescara, finì in una comunità sotto protezione». Secondo lo Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, al 30 giugno 2013 le persone scomparse che non avevano ancora compiuto i diciott’anni erano 728: 155 italiane, 573 straniere. Di questi minori spariti nel nulla, 74 hanno meno di 10 anni, 177 hanno tra gli 11 e i 14 anni.