«Un errore increscioso». Così, sulla sezione dedicata del sito della Commissione europea, si giustificava ieri l’assenza delle festività cristiane dai 3 milioni e passa di copie del "Diario europeo" inviato alle scuole superiori di mezzo continente per l’anno scolastico in corso. Un comunicato evidenziato in rosa, di poche righe, in cui si spiega come la “dimenticanza” non sia affatto dovuta a motivi discriminatori e come un foglio integrativo sia già stato inviato a tutti gli insegnanti che riceveranno l’agenda, «per riparare».La nota è arrivata dopo la vera e propria rivolta di ministri, esponenti politici, gruppi e associazioni di diversi Paesi, su tutti Italia, Francia e Austria, che negli ultimi giorni avevano scritto alla Commissione per esprimere la propria indignazione rispetto all’iniziativa: un diario scolastico – lo ricordiamo – che con l’intento di far conoscere ai giovani europei tutte le grandi festività delle religioni più diffuse tra gli Stato membri dell’Unione, riportava tutte le numerosissime feste religiose musulmane, indù, sikh, ebraiche, ma sorprendentemente non il Natale, né la Pasqua.Il “caso”, tuttavia, è ben lontano dall’essere risolto. Intanto perché quei tre milioni di copie – ordinate da presidi e docenti a scatola chiusa, senza cioè che fossero a conoscenza del loro contenuto – sono in viaggio verso le scuole nella loro versione originaria: il commissario europeo per la Salute e la Politica dei consumatori John Dalli ha fatto sapere che indietro non si può tornare (l’operazione è costata ben 5 milioni di euro) e che si provvederà a inviare un foglio da inserire nelle agende a integrazione delle mancanze. In Italia ne arriveranno nelle prossime settimane 215mila copie (il 6% del totale), distribuite in 1.296 istituti. E qui la confusione regna ancora sovrana: diversi assessorati all’Istruzione regionali e provinciali hanno chiesto alle scuole di informarli dell’eventuale ricezione delle copie, ma in molti, da Nord a Sud, hanno già annunciato che le rimanderanno direttamente al mittente.Quanto alla “svista” della Commissione, sono in molti a voler andare fino in fondo. È il caso degli eurodeputati italiani Roberta Angelilli, Gianni Pittella, Carlo Casini, David-Maria Sassoli, Enrico Francesco Speroni, Mario Mauro – per una volta senza distinzione politica – che hanno firmato e presentato proprio ieri una dura interrogazione parlamentare definendo la pubblicazione dell’agenda una «violazione del principio di libertà di pensiero, di coscienza e di religione». Una presa di posizione che aveva già visto protagonista, lo scorso dicembre, il ministro degli Esteri Franco Frattini: con una lettera al presidente Barroso il titolare della Farnesina aveva chiesto l’immediato ritiro delle agende, definendo l’episodio «un’indecenza, una cosa indegna».Sulla scia di un’altra lettera di protesta inviata a fine dicembre a Barroso dal presidente del Partito cristiano-democratico francese, Christine Boutin, mercoledì scorso anche il ministro francese incaricato degli Affari europei, Laurent Wauquiez, ha denunciato con forza la mancata menzione delle feste cristiane nell’agenda. Così come il Consiglio dei laici cattolici austriaco (Klrö) («Resta l’impressione – ha sottolineato il presidente Wolfgang Rank – che nella prassi l’Ue dimentichi talvolta gli impegni presi e spesso a svantaggio dei cristiani») e la Conferenza dei vescovi europei (che tramite il suo portavoce Johanna Touzel aveva già dichiarato come la mancata menzione delle feste cristiane in questa agenda fosse «semplicemente incredibile»).