Tanta, tanta gente. Intorno al Servo di Dio don Tonino Bello «terziario francescano, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo- Terlizzi», com’è scritto sulla sua tomba. Insieme al presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco e al vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, Vito Angiuli. C’è il sole che illumina l’una e gli altri. Il cielo azzurro e pulito. Pregano. «Don Tonino è stato come colui che va in cerca dello smarrito, che attende fiducioso e vigile sulla spiaggia chi approda alla ricerca di compagnia, speranza, aiuto», dirà più tardi Bagnasco. E ancora: «'Venite e mangiate', sembra di sentire queste parole salire dal suo cuore di padre e pastore, sono le parole di Cristo e lui le rinnova per noi». Fede forte. Emozionata, emozionante. Di gente semplice. Come le centinaia di persone che ogni giorno vengono a pregare su questa tomba, molte delle quali nemmeno credenti. E che da oggi potranno trovare ospitalità nella 'Casa della convivialità don Tonino Bello', che proprio il cardinale Bagnasco ha inaugurato ieri sera. Visto che in questo paesino «è molto cresciuta la richiesta di accoglienza e ricezione da parte dei fedeli che accorrono sulla tomba di don Tonino, soprattutto da quando è stato avviato il processo per la sua canonizzazione – ha spiegato il vescovo Angiuli –, è nata in maniera naturale l’idea di realizzare un centro che possa ospitare i pellegrini in un luogo che per le sue caratteristiche è in perfetta armonia con la spiritualità che i fedeli cercano» e che sarà gestita da una comunità delle suore Compassionevoli Serve di Maria . Qui nacque don Tonino, qui riposa da ventuno anni. E qui tutto lo ricorda, tenendo in vita lo spirito. Fu «un pastore profondamente eucaristico, profondamente centrato sulla carne di Cristo che sono i poveri», dirà ancora il cardinale: «Viveva lungamente 'alla presenza della santissima Eucaristia' e lì recuperava energie e ispirazione», lì «alimentava la gioia anche nelle difficoltà », anche nella sua «dolorosa ma-lattia, gioia di cui voleva essere umile 'cireneo' e messaggero». Impossibile non ricordare poi il suo impegno per la pace: nella casa di don Tonino, poco oltre l’ingresso, è appesa la bandiera arcobaleno con mille firme che lui portò a Sarajevo durante la guerra nell’ex Jugoslavia, dove andò smagrito, con le scarse forze rimastegli, pochi mesi prima di morire e poco dopo essersi sottoposto all’ennesimo ciclo di chemioterapia. «Di lui resta quel che potete vedere qui oggi sulla sua tomba – racconta Marcello, il più piccolo dei due fratelli di don Tonino Bello –. Cioè la sua presenza, oltre che col suo corpo, soprattutto col suo spirito. Credo sia la cosa più bella. E noi ci adopereremo perché rimanga per sempre». Il cardinale Bagnasco, il vescovo Angiuli e tutti i fedeli pregano ancora. Recitano il 'Padre nostro' anche i più piccoli. Più tardi la chiesa madre di Alessano sarà stracolma per la Messa, sembra che tutto il paese vi si sia riversato. Come pure in molti arrivano alla 'Casa della convivialità', davanti alla quale tocca al presidente della Cei tagliare il nastro bianco e giallo intrecciato con piccole roselline. Casa – sussurra – che adesso sarà «segno vivo di quello stile di vita che ispirò la sua persona e il suo episcopato e che rimane esempio, incoraggiamento e stimolo per tutti».