«La crisi economica è talmente acuta da compromettere l’esistenza stessa delle scuole paritarie». È andato diritto al punto, il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, intervenuto venerdì alla tre giorni promossa da Usmi e Cism sul tema “È ancora possibile un pluralismo educativo?” in corso a Roma. La situazione è talmente grave, ha sottolineato il porporato, che un intervento a sostegno della scuola paritaria è «non auspicabile», ma «proprio decisivo». «Non chiediamo alcun privilegio ma il giusto riconoscimento del lavoro della scuola cattolica, nata per i poveri e che punta all’integrazione e a svolgere la funzione importantissima di ascensore sociale», ha sottolineato Zuppi. Richiamando, ancora una volta, l’importanza di «stringere alleanze per far fronte all’emergenza educativa che richiede il contributo di tutti».
Aprendo i lavori della seconda giornata dell’incontro «per la famiglia, la scuola, il Paese», il presidente della Conferenza italiana superiori maggiori (Cism), padre Luigi Gaetani, ha messo in guardia rispetto a «gruppi neoliberisti» che, «in alcune aree del Paese», stanno «creando spezzoni di scuola privata all’interno delle scuole statali», avendo come primo interesse «esclusivamente il potere e non l’istruzione». Un pluralismo educativo è allora possibile, ha ricordato padre Gaetani, soltanto «se difendiamo la scuola democratica che corrisponde alla Costituzione». Una scuola, cioè, non «delle élite ma del popolo». Come sono, appunto, le scuole pubbliche paritarie, nate alcune più di un secolo fa, proprio per rispondere alla domanda di educazione delle famiglie meno abbienti.
La loro presenza, però, oggi è minacciata dalla crisi economica e dall’inverno demografico che stanno pesantemente colpendo l’Italia. Negli ultimi 25 anni, da quando è in vigore la legge 62/2000 sulla parità scolastica, la scuola paritaria ha perso il 35,1% degli allievi, passati da 1.186.667 a 770.130. Nello stesso lasso di tempo, la scuola statale ha visto una contrazione degli studenti del 6,3% (-474.779 alunni). Nell’ultimo decennio, inoltre, hanno chiuso più di 200 scuole paritarie l’anno, trend continuato anche dopo l’uscita dalla pandemia (-379 scuole nel 2022-2023 e -291 nel 2023-2024).
«Le moderne democrazie – ha ammonito suor Anna Monia Alfieri, esperta di diritto scolastico – si reggono sul pluralismo educativo, che vede la presenza di scuole statali e di scuole pubbliche paritarie. Il monopolio educativo, invece, è tipico dei regimi e non di una democrazia qual è l’Italia».
Il nostro Paese, nonostante i ripetuti inviti arrivati anche dall’Unione Europea affinché garantisca la libertà di insegnamento e di scelta educativa, ancora non è riuscito ad attuare pienamente il dettato della legge sulla parità scolastica. «Che è effettiva soltanto se non c’è un vincolo economico a carico della famiglia», ha aggiunto suor Alfieri. Ricordando che, attualmente, «lo Stato spende circa 7mila euro all’anno per ogni alunno della scuola statale, mentre il contributo per ogni allievo della paritaria è di circa 700 euro annui». Un’evidente disparità che, ha richiamato l’esperta, «costringe le famiglie a pagare due volte il servizio scolastico: prima con le tasse e poi con la retta». Contribuito, quest’ultimo, che non è certo pari al costo medio per studente e che, quindi, «costringe tanti gestori, soprattutto istituti religiosi, a indebitarsi per tenere aperte le scuole». Fino a che, quando non ce la fanno più, non sono costretti a cessare l’attività. Impoverendo vaste aree del Paese.
Proprio la consapevolezza dell’importanza della scuola paritaria all’interno dell’unico sistema di istruzione nazionale, ha portato la capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito, Carmela Palumbo, a confermare l’urgenza di «di un’azione forte di rilancio della libertà di scelta educativa, con misure concrete di sostegno alla scuola paritaria». Punto che ha trovato positiva accoglienza tra gli esponenti di tutti i partiti che hanno preso parte alla tavola rotonda, con la sola eccezione del Movimento 5 stelle che non ha inviato alcun rappresentante. Tutti gli intervenuti hanno sottolineato l’importanza di «portare avanti un grande lavoro culturale sulla scuola pubblica paritaria», troppo spesso associata ai “diplomifici” - diffusi soprattutto al Sud e, in particolare, in Campania - contro cui il Ministero sta portando avanti una campagna di controlli che ha già portato ai primi provvedimenti di revoca della parità.