venerdì 15 gennaio 2021
La donna, con grave malattia genetica, ha ottenuto un jet di Stato per Dallas
Deborah Iori

Deborah Iori - .

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Deborah Iori ce l’ha fatta, il suo volo salvavita verso Dallas si farà. Ieri sera Ats Insubria di Varese le ha comunicato l’autorizzazione alle cure e il trasporto straordinario verso la clinica americana, l’unica al mondo in grado di curarla. «Per me è questione di vita o di morte», aveva detto poche ore prima in un accorato appello ai politici italiani e lombardi, diffuso su tutti i media nazionali. La donna, 44 anni, di Sangiano, un paese in provincia di Varese a due passi dal Lago Maggiore, da tempo combatte con una malattia rara, genetica e certificata, la 'mitocondriopatia', un deficit congenito di zinco, altri difetti di metabolismo e del trasporto dei metalli, encefalopatia mitocondrialemiopia, curabile solo presso l’Enviromental Health Center di Dallas.

«Entro il 21 gennaio devo assolutamente raggiungere gli Stati Uniti e per farlo occorre un volo di Stato», ha spiegato. L’aereo infatti deve essere in grado di garantire tutte le condizioni sanitarie necessarie al suo caso (refrigerazione di farmaci nelle molte ore di volo, tra- sporto di terapie specifiche, ossigenoterapia, cure mediche all’occorrenza e nessun rischio di contagio di Coronavirus). Oltre alle decine di pastiglie e iniezioni a cui si sottopone ogni giorno, Deborah, a cui la malattia è stata diagnosticata cinque anni fa, deve farsi ricoverare annualmente in America per i controlli e la prosecuzione della terapia.

Così ha rivolto un appello ai ministri del governo, alla Regione Lombardia e all’Ats Insubria per avere il trasporto speciale e poter continuare a vivere. E il nuovo capitolo della battaglia contro il male è vinto: come accaduto nel marzo dell’anno scorso, sarà l’Aeronautica militare a portarla a Dallas. Una notizia che Deborah Iori aspettava da novembre, quando si era rivolta all’Ats Insubria della provincia di Varese e alla Regione Lombardia per sollecitare l’autorizzazione alle cure all’estero, «ma mi avevano risposto di usare un volo normale», cosa evidentemente impossibile date le sue condizioni.


La particolare patologia necessita che durante il viaggio la 44enne possa sottoporsi a una serie di terapie impossibili su un normale aereoplano di linea

La sua storia è molto nota: tutto il paese di Sangiano, insieme a Leggiuno, che fa capo alla stessa parrocchia, fino a Laveno Mombello e a molte realtà del Varesotto, dal mondo dello sport a quello della moda, si erano mobilitati fin dal 2015 quando il figlio maggiore, Matteo, allora liceale, aveva lanciato un appello chiedendo aiuto per affrontare le costosissime cure: «Mia mamma è malata e non voglio che muoia», diceva. Un messaggio che aveva scosso le coscienze e dal quale era scaturito un 'Comitato pro Deborah', promosso da un maestro in pensione di Leggiuno; molte le iniziative promosse sul territorio e sostenute dai comuni e dalle comunità cristiane, che la donna aveva frequentato attivamente fintanto che era riuscita a uscire di casa.

Quando poi Regione Lombardia, nel 2017, aveva riconosciuto ufficialmente la malattia rara il Comitato si era sciolto, il caso era stato seguito da un’équipe del Policlinico di Milano e le cure prese in carico dal Servizio sanitario nazionale con un rimborso alla famiglia per le spese sostenute all’estero. Poi, inspiegabilmente, mesi di silenzio angosciante: nessuno aveva più risposto, né Ats né il Pirellone. Così Deborah aveva seriamente temuto per la sua vita. Al suo fianco è scesa in campo anche l’associazione “Luca Coscioni”, che si è fatta interprete dell’appello alle massime autorità dello Stato, portandolo all’attenzione di tutti i media nazionali. E ora, in attesa di conoscere la data esatta della partenza, non può che gioire con lei.

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