Sono finiti nel carcere di San Vittore, a Milano, i 16 ultras croati arrestati domenica sera dalla polizia al termine della partita Italia-Croazia giocata allo stadio San Siro. Il gip ha 48 ore per interrogarli e convalidare l'arresto. Inolltre è stato denunciato un 17enne. Saranno sottoposti al Daspo e al divieto di soggiorno in Italia.
Alcuni dei 16 croati arrestati quando sono usciti dallo stadio di San Siro hanno lanciato contro le forze dell'ordine anche delle bombe carta. Tra i tifosi fermati c'è un uomo di 31 anni, mentre gli altri hanno tutti un età compresa tra i 19 e i 24 anni. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, un primo gruppo
di ultras, 11, dopo essersi scontrato con altri tifosi croati dentro lo stadio, ha agito con violenza e minacce nei confronti degli steward addetti alla sicurezza, prima di lanciare fumogeni in campo. Da qui la contestazione del reato di
"violenza o minaccia nei confronti degli addetti ai controlli
dei luoghi ove si svolgono manifestazioni sportive", aggravato
perché le persone erano più di dieci. Il secondo gruppo, invece,
composto da sei ultras (di cui uno minorenne)accusati di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall'uso di armi, avrebbe lanciato contro gli agenti fuori dallo stadio pietre, fumogeni e anche bombe carta. Gli arrestati rischiano condanne a pene comprese tra i 3 e i 15 anni di carcere.
Come è possibile che allo stadio
entri di tutto? Si sono chiesti in molti. E il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che si chiede anche " come mai questi episodi succedono solo nel calcio e non in altri sport?". Un mese dopo essersi goduto la calda torcida del Forum al
Mondiale di Pallavolo, dieci chilometri più a nord ieri sera
Malagò ha lasciato il suo posto in tribuna a San Siro "dopo la
seconda ondata di razzi: non mi andava di rimanere". "Chi ha la
gestione e la responsabilità dell'organizzazione delle partite,
deve fare tesoro di questa vicenda", nota l'indomani il
presidente del Coni, seduto ieri a fianco di del n.1 della
federcalcio croata Davor Suker, "imbarazzato e dispiaciuto" di
vedere di nuovo all'opera quel gruppo di facinorosi ultrà
costati già diversi milioni di euro di multe.
Questa volta dalla Uefa probabilmente non arriveranno solo
ammende: infatti è pronta l'inchiesta contro la tifoseria
croata, già recidiva, che rischia pesanti sanzioni. "Mi auspico
sanzioni" dice l'ad della Juventus Beppe Marotta, convinto che
il lancio di fumogeni e petardi "ha trasformato un bello spot
per il calcio in una pagina nera".
Il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio preferisce non commentare, ma lo fa Claudio Lotito. "Mi hanno spiegato che
il fumogeno può essere una cartuccia piccola così... - allarga le
braccia il presidente della Lazio e consigliere federale - Sono
stati sparati con macchinette lanciarazzi come quelle di
capodanno. La Figc ha messo in campo tutte le sue forze, poi
spetta alla pubblica sicurezza scongiurare certi fenomeni. Ma
non si può mettere un carabiniere per spettatore".
Ma dubbi restano. Sui social network, fra ironia e rabbia c'è
chi racconta di bottigliette sequestrate, perquisizioni agli
zaini dei bambini, e se anche Francesco Totti ammette che ogni
tanto i suoi figli hanno paura di andare allo stadio, qualche
problema c'è. "Si sapeva che c'erano ultrà croati scalmanati e
non s'è capito perché non li hanno isolati sistemandoli nel
terzo anello - è perplesso l'ex centrocampista della Juventus
Angelo Di Livio -. Siamo alle solite: nei nostri stadi entra di
tutto e viene da chiedersi come vengono fatti i controlli".