Le vaccinazioni procedono spedite verso quota 58 milioni di dosi - Fotogramma
Se anche i nuovi casi di contagi da Covid-19 (ieri 888) e le morti (13) restano contenuti, e le vaccinazioni procedono spedite verso quota 58 milioni di dosi (con oltre 24 milioni di persone over 12 che hanno completato il ciclo vaccinale), la crescita della diffusione della variante Delta tiene però desta l’attenzione. In particolare i segnali di aumento dell’incidenza in molte Regioni. Al punto che si riparla di ipotetici ritorni alla zona gialla: un tema che suscita dibattito, anche se il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, assicura che «non c’è questo rischio». E il ministro della Salute, Roberto Speranza, richiama la necessità di correre con le vaccinazioni.
«Com’è noto – ha detto ieri il ministro – settimanalmente noi monitoriamo tutti i dati, ci aspettavamo una risalita, questa risalita è in corso con numeri più bassi del passato, come abbiamo sempre fatto ci affideremo alla nostra squadra di tecnici che continueranno a fare questo lavoro di verifica, vediamo passo dopo passo come le cose vanno avanti, quello che è certo è che la vera arma per chiudere questa stagione è la campagna di vaccinazione, dobbiamo insistere sulla vaccinazione». Aggiungendo la sua soddisfazione per il fatto che «26 milioni di italiani hanno scaricato il Green pass, un dato straordinario».
Sotto osservazione è l’impatto della vaccinazione sull’incidenza dei contagi, vista la risalita del tasso di positività. Il fisico Giorgio Sestili segnala che – con quasi 8mila casi nell’ultima settimana – l’incremento è stato di oltre il 52%. E secondo il sito CovidTrends, l’incidenza è aumentata in 19 Regioni: in 10 di oltre il 50%. Nell’ultima settimana il maggiore incremento si è registrato in Molise, seguito da Sardegna e Veneto; sempre superiore al 50% l’aumento in Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Campania, Provincia di Bolzano e Sicilia.
Ma l’ipotesi di ritorni in zona gialla in piena estate suscita apprensione nelle Regioni e sono allo studio nuove misure per valutare i dati, dalla soglia minima di tamponi da effettuare (in alcune Regiono sono troppo pochi) al maggior peso del indice Rt ospedaliero, cioè in relazione all’occupazione di posti letto (ieri i reparti ordinari hanno fatto registrare un lieve aumento di ricoveri, cresciuti di 15 unità, mentre sono calati di 3 i pazienti nei reparti di terapia intensiva). Il sottosegretario Pierpaolo Sileri però osserva che «l’attuale sistema ci ha permesso di arrivare alla riaperture in sicurezza». Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, assicura che «sul tracciamento della variante Delta stiamo lavorando con grande intensità e riscontriamo una tendenza di crescita, un po’ simile a livello nazionale, ma non dobbiamo lasciarci condizionare: è un processo fisiologico».
A proposito di zone gialle, il virologo Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa, si augura non siano necessarie, però ricorda: «Dobbiamo pensare che noi ancora non siamo usciti dallo stato di emergenza e non siamo usciti dall’Italia a colori, ma semplicemente godiamo di un periodo in cui tutte le regioni sono bianche». Se «si vedesse un incremento dei ricoveri, bisognerebbe essere inflessibili». A spingere verso più controlli è anche il virologo Fabrizio Pregliasco (Università di Milano): «Più tamponi facciamo più positivi troviamo, più li controlliamo e meno contagiano». Eventuali restrizioni da zona gialla «potranno essere anche previste purtroppo, è orribile ma potrebbe essere necessario».
Contrario il primario di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, che preferisce privilegiare le regole esistenti: «La sensazione è che questo sia un Paese che quando c’è da chiudere le scuole, i bar, i ristoranti le discoteche sono tutti bravi. Quando c’è da costruire la convivenza con il coronavirus, con alcune regole semplice come appunto il Green pass e il tracciamento, arranchiamo. Allora il ritorno della zona gialla è una stupidaggine, dobbiamo far rispettare le regole che ci sono». E Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, avverte: «Prevedo una convivenza con il virus abbastanza lunga. Consideriamo che per eliminare un virus come quello del vaiolo ci sono voluti 40 anni e quello della poliomielite dopo 70 anni forse cominciamo a sperare di poterlo eliminare completamente. Quindi ci vuole molto tempo e dei vaccini estremamente efficaci».