Ansa
Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato sabato 23 l'ordinanza che permette alla Lombardia di uscire dall'area rossa. L'ordinanza ha validità da domenica 24 e dura 15 giorni. Nelle motivazione è evidenziato che si è "ritenuto necessario, in ragione degli elementi sopravvenuti conseguenti alla rettifica dei dati operata dalla Regione Lombardia ora per allora, come certificati dalla Cabina di regia, di applicare alla Regione Lombardia le misure previste dall'articolo 2 del decreto del presidente del Consiglio del 14 gennaio e pertanto di far cessare gli effetti dell'ordinanza 16 gennaio".
Le 3 ordinanze firmate, tra venerdì e sabato, da Speranza collocano da domenica 24 in area arancione Lombardia e Sardegna e confermano sempre in area "arancione" Calabria, Emilia Romagna e Veneto. Complessivamente, quindi, la ripartizione delle Regioni e Province Autonome prevede: area gialla per Campania, Basilicata, Molise, Provincia autonoma di Trento, Toscana; area arancione per Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Veneto, Piemonte, Puglia, Sardegna, Umbria, Valle d'Aosta; area rossa per Provincia Autonoma di Bolzano e Sicilia.
Il bollettino Covid di venerdì
Sono 13.633 i nuovi casi di Covid in Italia nelle ultime 24 ore, per un totale dall'inizio dell'emergenza di 2.441.854. L'incremento delle vittime, invece, è di 472, che porta il numero complessivo dei morti a 84.674.
In base ai dati del ministero della Salute, gli attualmente positivi in Italia sono 502.053, con un calo di 14.515 rispetto a ieri. Dall'inizio dell'epidemia sono invece 1.855.127 i pazienti dimessi o guariti, con un incremento nelle ultime 24 ore di 27.676
La Lombardia arancione con polemica. La Sardegna lascia il giallo
La Lombardia, da domenica, passa dunque da rossa ad arancione. Dalla fascia gialla si sposterà in arancione la Sardegna, che ha un Rt a 0,95 e un rischio alto.
I dati della sorveglianza epidemiologica COVID-19 forniti dalla Regione Lombardia il 20 gennaio 2021 "cambiano il numero di soggetti sintomatici notificati dalla stessa Regione. Pertanto, una rivalutazione del monitoraggio si rende necessaria alla luce della rettifica fornita dalla Regione Lombardia", si legge infatti in una relazione tecnica dell'Istituto superiore di sanità (Iss).
Naturalmente è polemica. Ricapitoliamo: risulta un errore nel calcolo dell'indice Rt, che è risultato in distonia rispetto agli altri indicatori. È così iniziata un'interlocuzione tra i tecnici che avrebbe portato alla luce il perché dell'errore: appunto il non aver tenuto conto della modifica introdotta con la circolare ministeriale del 12 ottobre, quella che ha stabilito che un paziente può essere dichiarato guarito con un solo tampone molecolare e non più con due. Ma chi ha sbagliato?
La Lega attacca, accusando il governo intero di scelte inaccettabili a danno dei cittadini lombardi. Il presidente dei senatori leghisti, il senatore Massimiliano Romeo, ha parlato non solo di errori ma anche di «astio» nei confronti della Lombardia.
Immediata la risposta della deputata Lia Quartapelle, Pd: "Sembra incredibile, eppure è vero: la Lombardia è finita in zona rossa perché Fontana e Moratti hanno sbagliato a dare i dati al governo. I dati che portano a stabilire il parametro Rt li calcolano le Regioni e sono sempre le Regioni che li trasmettono al governo!"
Il report settimanale: primi segnali di miglioramento
Primi segnali di miglioramento della curva epidemiologica in Italia, dopo 5 settimane in salita. Si osserva in particolare "una lieve diminuzione dell'incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni", con 339,24 casi per 100.000 abitanti nel periodo 4-17 gennaio contro i 368 per 100.000 dei 14 giorni precedenti. E l'indice di contagio Rt scende a 0,97. È quanto emerge dalla bozza del Report settimanale di monitoraggio Covid-19 del ministero della Salute e dell'Istituto superiore di sanità.
Il rischio a livello regionale
"Complessivamente, sono 4 le Regioni e Province autonome con una classificazione di rischio alto (erano 11 la settimana precedente): Sicilia, Sardegna, Umbria e Pa di Bolzano". Considerato che Sicilia e Bolzano sono in zona rossa, e l'Umbria è in zona arancione, questo fa ipotizzare il passaggio in zona arancione della Sardegna (a oggi gialla).
Sono 11 le Regioni indicate a rischio moderato: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Pa di Trento, Puglia, Valle d'Aosta, Puglia e Veneto. Tra queste il Veneto, in zona arancione da oltre le due settimane canoniche, con un livello di rischio moderato e un Rt di 0,81, potrebbe ambire alla zona gialla.
Le rimanente 6 Regioni/Province autonome sono a rischio basso: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria e Toscana. In giornata è attesa l'ordinanza del ministro Speranza con gli eventuali cambiamenti di colore. Da osservare che"Sicilia e Puglia hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel limite inferiore, compatibile quindi con uno scenario di tipo 2". Tutte le altre Regioni "hanno un Rt puntuale compatibili con uno scenario tipo 1".
Il Report indica anche che "per la Regione Umbria e per la Provincia autonoma di Bolzano, classificate a rischio alto per la terza settimana consecutiva, si prevedono specifiche misure da adottare a livello provinciale e regionale in base al documento Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale".
La situazione negli ospedali
"Sono 12 le Regioni e Province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva o in aree mediche sopra la soglia critica (stesso numero della settimana precedente). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è sceso sotto la soglia critica (30%)". "Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione da 2.636 (12 gennaio 2021) a 2.487 (19 gennaio 2021); il numero di persone ricoverate in aree mediche è anche in diminuzione, passando da 23.712 (12 gennaio 2021) a 22.699 (19 gennaio 2021). Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali con alcune Regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica e il relativo impatto, uniti all'incidenza, impongono comunque misure restrittive".
Migliora l'incidenza, ma con discrepanze territoriali
"Sebbene - si legge nel documento - questa settimana il dato di incidenza settimanale non sia pienamente confrontabile con la settimana scorsa [...] il fatto che sia in diminuzione anche tenendo conto dei casi diagnosticati anche con test rapido antigenico è un segno di miglioramento epidemiologico". Inoltre "si osserva una diminuzione nel numero di casi non riconducibili a catene di trasmissione note (33.339 vs 39.970 la settimana precedente) e rimane stabile la percentuale dei casi rilevati attraverso attività di tracciamento dei contatti (28,7% vs 28,5%). Rimane stabile, anche, la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (31,5% vs 31,4% la settimana precedente). Infine, il 25,4% dei casi è stato rilevato attraverso attività di screening e nel 14,4% non è stata riportata la ragione dell'accertamento diagnostico".
"Tale tendenza a livello nazionale sottende infatti forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all'elevata incidenza impongono comunque incisive misure restrittive. Si conferma pertanto la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile".