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Trecento operatori sanitari e medici di Brescia, Cremona, Bergamo e Mantova hanno presentato ricorso al TAR di Brescia chiedendo l'annullamento dell'obbligo vaccinale.
L'udienza è prevista per il 14 luglio.
"Non è una battaglia no vax, ma una battaglia democratica. Qui si obbliga una persona a correre un rischio altrimenti gli viene impedito di svolgere la professione" spiega l'avvocato Daniele Granara che ha presentato il ricorso contro AST Bergamo, ATS Brescia, ATS Val Padana e ATS Montagna.
Va ricordato che gli operatori sanitari in Italia sono obbligati per legge a vaccinarsi, pena la sospensione dall'incarico. La questione è regolata dal Dl Covid di aprile, convertito in legge il primo giugno: "Fino alla completa attuazione del piano strategico vaccinale - si legge - e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, gli operatori sanitari che svolgono attività presso strutture sanitarie, sociosanitarie, farmacie e studi professionali sono obbligati a sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid-19, a meno di specifiche condizioni cliniche documentate. La vaccinazione costituisce requisito essenziale all'esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative rese dai soggetti obbligati".
La procedura non è complicata: scatta una sospensione ex lege, subito dopo che la Asl di competenza ha accertato la mancata vaccinazione. Lo ha chiarito solo pochi giorni fa la Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) in una comunicazione inviata ai presidenti degli ordini provinciali.
"In relazione all'obbligo di vaccinazione per la prevenzione dell'infezione da SARS-CoV-2 per tutti gli esercenti le professioni sanitaria e gli operatori di interesse sanitario", si legge nel documento, la Federazione "è intervenuta presso il Ministero della Salute per acquisire l'esatta interpretazione degli obblighi normativi scaturenti dalle disposizioni su menzionate al fine di fornire precisi indirizzi agli Omceo territoriali".