Per loro, che dal 2009 la monitorano giorno e notte con turni di 12 ore ciascuno, sembra tutto normale. Il fianco nordest del Monte de la Saxe, un passo da Coumayeur, i volontari della Protezione civile sono abituati a vederlo così: sbriciolato e in movimento. Negli ultimi giorni però le immagini hanno fatto il giro d’Italia, perché quell’ammasso sconfinato di massi e pietra ha improvvisamente accelerato la sua inesorabile corsa a valle. Colpa del tempo, dice qualcuno, delle infiltrazioni d’acqua dovute allo scioglimento della neve. Fatto sta che il gigante s’è messo a scivolare giù a una velocità media di quattro metri al giorno, tenendo col fiato sospeso tutti, a cominciare da La Palude, il villaggio sottostante. Gli ottanta abitanti del piccolo centro sono stati evacuati quasi due settimane fa per ragioni di sicurezza e non possono rientrare nelle loro case. E a vigilare sulla frana minuto dopo minuto, ora, stanno pensando gli stessi esperti dell’Istituto di ricerca per la Protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche che hanno tenuto sotto controllo gli spostamenti della Costa Concordia. Secondo loro la frana potrebbe interessare 400mila metri cubi di terra e c’è allerta per il previsto, ulteriore rialzo delle temperature, che probabilmente accelererà ulteriormente lo smottamento: alcuni massi hanno raggiunto l’alveo del fiume Dora di Ferret, ma senza causare danni. La frana, in ogni caso, non preoccupa le autorità: «Aspettiamo che accada con tranquillità e che la Natura faccia al più presto il suo corso», ha detto il sindaco di Courmayeur Fabrizia Derriard. «Al momento la situazione è stazionaria e monitorata continuamente. Siamo tranquilli perché la popolazione che vive nella zona interessata dallo smottamento è stata evacuata. E il resto del territorio è sicuro». Sicurezza da vendere. Forse proprio perché a Courmayeur alla natura, e alla sua “ribellione” iniziata nel 2009, si presta attenzione da allora. E già da gennaio è stato dichiarato lo stato d’emergenza, con la disposizione di un finanziamento di 8 milioni di euro per gli interventi di messa in sicurezza del territorio. In queste ore, in ogni caso, è previsto l’arrivo in Val d’Aosta del capo della protezione civile Franco Gabrielli, che incontrerà i vertici della Regione e Franco Rocco, il commissario per l’emergenza della frana di La Saxe. Sono previsti sopralluoghi, incontri e la consegna dei lavori per un vallo di nove metri di altezza e 750 di lunghezza, in minima parte già costruito, che dovrebbe contenere la frana, quando dovesse cadere, e limitare i danni nel caso di uno smottamento più consistente. «Il vallo di protezione – ha spiegato il sindaco Fabrizia Derriard – sarà lungo 750 metri con base di 20 e altezza massima di 9: è un’opera di protezione passiva per garantire la sicurezza della popolazione in caso di crollo. Ci vorranno cinque mesi per portare a termine i lavori, ma siamo organizzati per interventi di emergenza qualora la terra e i sassi ostruissero il flusso della Dora di Ferret e nel caso di una eventuale esondazione del corso d’acqua». Le persone che sono a Courmayeur, ha insistito il primo cittadino, «sono assolutamente al sicuro: la porzione di territorio interessata alla frana è chiusa e non c’è timore nelle altre zone». Qualche timore però c’è e riguarda il turismo e l’economia della valle. Anche su questo punto il sindaco glissa: si sta facendo il possibile affinché ciò non avvenga. Peccato che il giorno di Pasqua, per ragioni di sicurezza, il Traforo del Monte Bianco sia stato chiuso per una ventina di minuti. E alcuni albergatori e proprietari di casa lamentino di non essere stati informati per tempo della gravità della situazione: «Non siamo assicurati, ora quanto ci costerebbe farlo?»