È sempre più difficile in Italia avere una o più malattie croniche o rare, oppure accudire una persona malata: i costi diretti o indiretti risultano insostenibili per la maggior parte delle famiglie. Ad allarmare di più gli aderenti al Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici di Cittadinanzattiva, è la difficile convivenza tra orari di lavoro ed esigenze legate alla cura e all’assistenza: l’84% di loro dichiara di aver ricevuto segnalazioni di licenziamenti o un mancato rinnovo del rapporto lavorativo in essere. Nel 63% dei casi questi provvedimenti riguardano direttamente persone con patologie croniche, mentre nel 41% delle volte investono i familiari che si prestano nell’assistenza.Il rapporto di Cittadinanzattiva è impietoso quando fa emergere, tra l’altro, che l’estremo risultato delle difficoltà sociali ed economiche legate ad una patologia cronica è celare la malattia stessa in alcuni contesti, fra cui quello lavorativo. Se infatti «il 49% evita di prendere sul lavoro permessi per cura, il 43% nasconde la propria patologia» e «il 40% si accontenta di eseguire un lavoro non adatto alla propria condizione »; il 60% dichiara «di aver avuto difficoltà nella concessione dei permessi retribuiti » e «il 45% nella concessione del congedo retribuito di due anni».Una condizione che implica scelte difficilissime e che rischia inevitabilmente di condizionare la qualità della vita dei nuclei coinvolti. L’indagine è stata realizzata in vista della prossima rassegna Exposanità – mostra internazionale al servizio della sanità e dell’assistenza – in programma a Bologna dal 21 al 24 maggio prossimi. I numeri delle malattie croniche e rare svelano un coinvolgimento diffuso: quasi il 38% della popolazione è investita dal problema (dati Istat). Mentre il 20% sarebbe alle prese con almeno due patologie. Ma scendiamo nel dettaglio: il 16,7% degli italiani soffre di ipertensione, il 16,4% di artrosi o artrite, mentre le allergie interessano un cittadino su 10. Seguono osteoporosi (7,4%), bronchite cronica o asma bronchiale (5,9% ), diabete (5,4%), disturbi nervosi (4%), patologie cardiache (3,7%), ulcere gastriche e duodenali (2,7%). Il 54% degli intervistati da Exposanità evidenzia che i costi dell’assistenza non garantita dal Servizio sanitario nazionale sono troppi onerosi. Ma costituisce un problema anche la distanza tra l’abitazione e il luogo di cura (41%). E qui emergono le inammissibili disparità di trattamento tra regione e regione dal momento che l’80% delle associazioni di malati cronici denuncia che «i pazienti rinunciano all’assistenza soprattutto per quanto riguarda la riabilitazione (63%), l’accesso ai farmaci (37%), gli esami di controllo (37%) e l’assistenza domiciliare».«Lo spostamento verso il territorio dei percorsi di cura ed assistenza – dichiara Marilena Pavarelli, project manager di Exposanità – è una dinamica che la manifestazione ha sostenuto negli anni nel contribuire ad affermare un modello policentrico della sanità che affianchi al tema della cura quello dell’assistenza. Un modello che può reggersi soltanto attraverso un’attenta organizzazione dei servizi ed un’adeguata formazione del personale».A proposito di modelli e costi. Il Rapporto Ceis Sanità rileva che in Italia l’assistenza ad anziani e disabili è costata alle famiglie che ne hanno fatto richiesta, in media, 5.832 euro all’anno, le visite specialistiche 1.374 euro, le protesi 1.211, i farmaci 981 euro mentre il ricorso ai servizi ausiliari ammonta a 1.938 euro.