La corruzione in Italia "può attecchire ovunque". Il nostro è un Paese in cui nessuno può considerarsi realmente indenne dal pericolo e, cosa ancora più grave, nessuna istituzione può ritenersi "scevra da responsabilità per il suo dilagare". L'allarme arriva dalla Corte dei Conti, che ancora una volta, per un altro anno, denuncia la drammaticità di un fenomeno che sembra ormai quasi senza scampo. Le parole dei magistrati contabili, affidate al procuratore generale Salvatore Nottola, non erano mai state così esplicite, rafforzate peraltro anche dai recenti fatti di cronaca, a partire dallo scandalo Expo.Oltre ad essere uno dei fattori "che condizionano gravemente l'economia del Paese", la corruzione, afferma la Corte, si lega a doppio filo con evasione fiscale, economia sommersa e criminalità organizzata. "Impossibile ed inutile" azzardare delle cifre su quanto pesi effettivamente sullo sviluppo dell'economia, anche perché bisognerebbe calcolare "l'effetto deterrente che ha sugli investimenti italiani ed esteri". Basti comunque considerare che ormai il fenomeno non riguarda più solo appalti e tangenti: "i contesti in cui essa ha occasione di svilupparsi sono i più vari", "il suo terreno di coltura è laillegalità in tutte le sue forme".In un'Italia che ragiona sempre più in base all'urgenza, se non all'emergenza, e che manca spesso di strategie di lungo respiro, è dunque inevitabile che si arrivi al caso Expo. L'aver derogato ai controlli e alle norme esistenti del codice degli appalti proprio per accelerare i lavori, è stato, secondo la Corte, un errore fatale. E il risultato, su cui i magistrati avevano già lanciato il loro avvertimento, sono i fatti emersi negli ultimi mesi.