Legge elettorale, unioni civili, Europa, lavoro, trasparenza del partito. Sono questi alcuni dei temi affrontati da leader del Pd, Matteo Renzi, in una conferenza stampa al termine della segreteria del Partito democratico che si è tenuta a Firenze, inaugurando, pare, la stagione delle riunioni itineranti delle segreteria del partito.
Ma il primo esito certo delle dichiarazioni di Renzi sono le dimissioni «irrevocabili» presentate da Stefano Fassina, viceministro dell'Economia, esponente del Pd, al primo ministro Enrico Letta. Durante l'incontro con i giornalisti, infatti, a una domanda sul rimpasto di governo, di cui il segretario del Pd non vuole sentire parlare e chi invece è stato più volte sollecitato da Fassina, a Renzi è sfuggita, si fa per dire, una controdomanda ai giornalisti piuttosto perfida: «Fassina chi?». Appena lette le agenzie, Fassina, da sempre duramente critico nei confronti del sindaco di Firenze, non ci ha pensato due volte e si è dimesso dall'incarico governativo. Tra i temi più caldi quello delle unioni civili. Renzi ha precisato che sul tema «il Pd parte dalle primarie». Quindi la proposta che sarà portata in discussione sarà quella contenuta nel documento presentato durante la campagna elettorale e che si differenzia dalle proposte indicate nella stessa occasione dagli sfidanti Gianni Cuperlo e Pippo Civati. «Noi - ha aggiunto Renzi - ci ispiriamo al modello tedesco di "civil partnership" dove non sono previste le adozioni». «Strumentalizza la famiglia chi dice "famiglia contro unioni civili"», ha detto poi Renzi affrontando di petto questo tema decisamente caldo. «Sono stato accusato nel mio partito di essere il più morbido di tutti - ha aggiunto - ma dico che le persone dello stesso sesso, in un paese civile, debbano avere diritti tutelati. È civile un Paese in cui, ad esempio, le procedure per l'adozione siano più chiare. Questo pacchetto di norme è doveroso. E mi stupisce un po' che uno come me diventi il paladino di questi temi». Renzi ha poi chiesto che il tema delle unioni civili non diventi una sorta di "arma di distrazione di massa" per non fare la legge elettorale. Il tema della legge elettorale è stato affrontato con verve dal segretario fiorentino. «La prossima settimana bisogna tirare la rete e tentare di chiudere per partire poi con la procedura parlamentare. Dobbiamo fare tutto per approvarla entro gennaio». Ma Renzi avverte: «Parlare di trattativa non è una cosa che mi riguarda: abbiamo proposto tre modelli ma non puoi spezzettare o fare un collage. Bisogna fare un dibattito vero di natura politica e chiudere». E poi si è detto disponibile a un confronto anche con Forza Italia e con i parlamentari del Movimento 5 stelle. Non però con Grillo, in quanto «penso che ogni appello a Grillo sia ormai sostanzialmente inutile, a differenza degli eletti». Dalla riforma elettorale alle elezioni europee, che si avvicinano. Renzi non vuole che l'appuntamento di maggio diventi una sorta di esame alla sua segreteria, un po' perché lo giudica troppo presto e un po' perché le sfide per il Pd, a suo avviso, sono tante e anche di maggiore portata. «Per queste elezioni - assicura Renzi - faremo una battaglia vera sull'Europa e manderemo in Europa persone che stiano davvero al Parlamento europeo e, quindi, non per fare solo un passaggio mirando ad altro», riconoscendo così l'importanza sempre maggiore che l'assise europea ricopre anche per il futuro delle singole nazioni della Ue. Sul tema del lavoro Renzi ha detto che entro il 16 di questo mese, data di convocazione della direzione del Pd, sarà intavolata una discussione sul tema con un «sommario ma serio documento» che si aprirà al confronto con parlamentari e tecnici. Intanto gà «oggi in segreteria c'è stato una discussione molto seria e articolata in vista del "job act"».