Mentre i “grandi del mondo” si mobilitano per il Pianeta elanciano l’appello ai governi affinchè pongano fine all’escalation del riscaldamento globale, dai ministri dell’Ambiente del G20 riuniti in India arriva la fumata nera. Non sono cioè riusciti a raggiungere un accordo sulla riduzione delle emissioni di gas serra per affrontare la crisi climatica. Lo ha dichiarato il rappresentante francese. «Non siamo riusciti a raggiungere un accordo sulla riduzione delle emissioni entro il 2025», ha dichiarato il ministro francese per la Transizione ecologica Christophe Béchu, che si è detto “molto deluso”. La riunione del Gruppo si era proposta l’ambizioso traguardo di stilare un “patto” per contrastare il cambiamento climatico dopo che i ministri dell’energia non erano riusciti a trovare un’intesa sul calendario per ridurre la dipendenza delle nazioni più sviluppate del mondo dai combustibili fossili. I Paesi del G20 rappresentano da soli oltre l’80% del pil mondiale e delle emissioni di CO2. Il premier indiano Narendra Modi aveva aperto il summit con un videomessaggio citando un antico testo tamil per esortare ad agire per la protezione dell’ambiente e per il contrasto al cambiamento climatico: «La natura provvede a noi, noi dobbiamo provvedere alla natura. Proteggere e prenderci cura della Madre Terra è la nostra responsabilità fondamentale», ha detto. L’azione sul clima, secondo il premier indiano deve tendere al coinvolgimento e alla tutela dei più vulnerabili: «Dobbiamo garantire l’ascesa e lo sviluppo degli ultimi», ha aggiunto.
Papa Francesco manifesta il suo dolore, assicura la sua vicinanza e prega per le popolazioni di Italia e Grecia, colpite da gravi incendi e nubifragi. E auspica «sforzi coraggiosi e lungimiranti» per contrastare i cambiamenti climatici in atto. Lo fa con due distinti telegrammi, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, inviati ai presidenti delle Conferenze episcopali dei due Paesi, monsignor Petros Stefanou e il cardinale Matteo Zuppi.
«A seguito dei nubifragi e degli incendi di questi giorni che hanno flagellato diverse regioni italiane, causando danni e disagi come pure tanta apprensione tra la gente – si legge nel messaggio inviato al cardinale arcivescovo di Bologna – il Santo Padre le chiede di farsi interprete della sua affettuosa vicinanza alle popolazioni colpite». Nel telegramma si sottolinea che gli eventi atmosferici che hanno determinato tali disastri «evidenziano la necessità di porre in atto sforzi coraggiosi e lungimiranti per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici e proteggere responsabilmente il creato, prendendosi cura della casa comune». Il Papa infine, inviando la benedizione apostolica, «invoca dal Signore, per intercessione della Vergine Maria, il conforto per quanti soffrono le conseguenze di così gravi disastri», ed «esprime apprezzamento per quanti si sono prodigati generosamente nei soccorsi e in particolare i vigili del fuoco».
Al telegramma di Francesco ha risposto prontamente il cardinale Zuppi con un caloroso messaggio inviato a nome di tutto l’episcopato della Penisola. «Ringrazio Papa Francesco - scrive il porporato - a nome dei vescovi italiani, per la vicinanza alle nostre Chiese colpite in questi giorni da nubifragi e incendi, che stanno causando danni ingenti ed enorme preoccupazione tra le persone», rivelando come sempre «le fragilità e le complicità». Nell’esprimere gratitudine al Pontefice, rimarca il cardinale arcivescovo di Bologna, i vescovi italiani accolgono il suo invito a «porre in atto sforzi coraggiosi e lungimiranti per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici e proteggere responsabilmente il Creato, prendendosi cura della Casa comune». «Non possiamo credere fatalisticamente che andrà tutto bene senza scegliere la difesa del territorio», puntualizza Zuppi. E aggiunge: «Siamo chiamati a preservare la Casa comune con un impegno condiviso nella cura della Terra per difendere la vita di ogni persona e permetterla a chi verrà dopo di noi».
Alle parole di dolore e di conforto del Papa e del cardinale Zuppi si aggiungono quelle di Sergio Mattarella. A Palermo per il 40° dell’omicidio del giudice Rocco Chinnici, il presidente della Repubblica ha visitato la chiesa di Santa Maria di Gesù, una delle strutture colpite nei giorni scorsi da uno degli incendi che hanno devastato la Sicilia. Il capo dello Stato si è stato informato dei danni subiti dalla chiesa e dagli arredi. «È una ferita aperta e c'è molto da recuperare», ha detto il presidente della Repubblica, che era accompagnato dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Il rogo martedì ha distrutto l'interno, compreso il tetto ligneo dell'antico monastero dei frati cappuccini nel cimitero di Santa Maria di Gesù. Decine di volontari e residenti durante l'incendio hanno messo al sicuro tutto quello che c'era all'interno e quel che resta delle spoglie di San Benedetto il Moro conservate nella chiesa del convento. Ai presenti Mattarella ha chiesto di «impegnarsi per restaurarla», informandosi poi su quali sono stati i beni «andati persi» e quali «beni mobili si possono restaurare».