La stretta di mano tra la premier Meloni e il presidente della Repubblica del Mozambico, Filipe Nyusi - Ansa
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni vola in Mozambico per la sua prima visita ufficiale nel Paese. La missione conferma il rinnovato interesse dell’Italia per l’Africa, codificatosi in seno al governo Meloni nel tanto atteso Piano Mattei. L’obiettivo dichiarato è di instaurare relazioni paritarie e vicendevolmente vantaggiose, in un contesto “non predatorio”, dove l’energia diventa veicolo fondamentale per conciliare obiettivi e interessi dell’Italia con lo sviluppo dei paesi africani.
In Mozambico, con cui l’Italia ha instaurato negli anni solide relazioni, l’interesse italiano di recente si è concentrato principalmente sullo sviluppo del settore del gas a seguito delle scoperte di enormi giacimenti nel Paese. La storia del gas mozambicano è finora fatta di insuccessi, a testimonianza della cosiddetta “maledizione delle risorse”, anziché generare ricchezza e sviluppo, tende a causare indebitamento, corruzione e instabilità. Esattamente ciò che si è verificato in Mozambico, dove il debito è triplicato e il tasso di povertà e di disuguaglianza sono aumentati.
In questi anni, la popolazione locale non ha guadagnato nulla dallo sfruttamento dei giacimenti di gas – perdendo anzi accesso alle terre e alle risorse marittime – ma anche il governo mozambicano sta rischiando grosso. I contratti gas sono infatti concepiti in modo tale da favorire gli investitori e gli sviluppatori. Lo sviluppo delle rinnovabili prospetta uno scenario opposto rispetto al tentativo anacronistico di sviluppare il settore del gas. Rinnovabili e infrastrutture elettriche porterebbero alti e diffusi benefici a livello sociale, economico e ambientale. Sebbene si tratti di un settore promettente, il sostegno internazionale complessivo alle rinnovabili rappresenta solo una minima frazione rispetto ai finanziamenti, pubblici e privati, erogati per i progetti gas.
Continuare a insistere sul modello gas in Mozambico non è sostenibile rispetto agli obiettivi climatici che l’Italia persegue. Non è inoltre necessario per la sicurezza energetica, in quanto le infrastrutture gas esistenti e le tecnologie alternative (rinnovabili ed efficienza) già permettono la sostituzione del gas russo, e ci allontana dall’obiettivo di costruire quella partnership paritaria e non predatoria che dovrebbe costituire il fulcro del Piano Mattei. Serve ora più che mai una cooperazione bilaterale che vada oltre il gas, e il sostegno politico e finanziario (attraverso le garanzie di SACE) per nuove esplorazioni e nuova produzione , ma che metta a disposizione incentivi per sbloccare le energie rinnovabili e infrastrutture elettriche. Anche altri settori, come materiali critici, agricoltura intelligente e sostenibile, pesca e turismo, conservazione della biodiversità, dei suoli e delle foreste rappresentano ambiti in cui l’asse Roma-Maputo può rafforzarsi – incoraggiando una crescita economica inclusiva e sostenibile per il Paese, con ricadute positive anche per la sicurezza e la stabilità regionale.
Policy Advisor Politica estera di Ecco, il think tank italiano per il clima