Tre lettere per l’embrione. Carlo Casini riprende l’iniziativa con entusiasmo e decisione – com’è nel suo stile – per sostenere il percorso della petizione popolare «Uno di noi», che sta per affrontare il non facile vaglio delle istituzioni europee. Lo fa scrivendo a tutti i senatori e deputati italiani, ai leder delle formazioni che si riconoscono nella famiglia del Partito popolare e – con tono franco e diretto – al segretario del Partito democratico nonché premier in pectore Matteo Renzi, fiorentino come lui, e che come lui guarda a Giorgio La Pira come riferimento politico e ideale. Le tre lettere inviate da Casini, proprio in questi giorni di acque politiche particolarmente agitate, mirano a un solo obiettivo: rimettere al centro del confronto politico la vita umana come diritto primario, valore discriminante, tema che offre un metro credibile e fondato per ogni altra emergenza, dal lavoro all’economia, e che può unire i cattolici pur impegnati in formazioni differenti. Il presidente del Movimento per la vita, europarlamentare (del Ppe) tra i più attivi, suona la sveglia a chi, dopo il grande successo della raccolta di firme per il riconoscimento dell’embrione come «Uno di noi», ha forse pensato che il più fosse fatto.
Perché queste tre lettere? Per ricordare alla politica e all’opinione pubblica che la questione del concepito come persona umana oggi è cruciale. Come dice il Papa, è un tema che va posto sul piano dei diritti umani. E con questo approccio punto a trovare il massimo del consenso possibile.
Lei scrive anche a Matteo Renzi. Cosa vuole ottenere? Lo conosco bene, sin dagli anni della sua militanza giovanile nell’associazionismo cattolico. A lungo nel suo passato ha mostrato di condividere la sensibilità sul tema della vita umana, e ha poi evidenziato coraggio su tante questioni. Vorrei portarlo a prendere una posizione coerente e libera anche sulla vita umana.
Parlando a Renzi si rivolge anche alla sinistra... Certo, e la invito a vedere nella tutela della vita umana più indifesa il simbolo stesso del solidarismo nel quale essa si riconosce.
Ai parlamentari italiani e ai leader di partiti che militano nel Ppe cosa propone? La mia priorità è ritrovare un punto di contatto tra i cattolici sparpagliati nei vari partiti. A tutti loro chiedo: ci crediamo o no che l’essere umano è tale fin dal concepimento? È il momento di dimostrarlo, di dare gambe a un principio che non può essere solo enunciato in astratto ma che deve camminare nella storia. La vita umana, come più volte ha ricordato il cardinale Bagnasco, è il diritto che fonda tutti gli altri. E la sua promozione non può essere rimandata a un domani che non viene mai. La politica mostri di non essere solo tattica, e ritrovi un respiro più grande e coinvolgente. Ecco perché ho inviato le tre lettere proprio in un momento come questo.
Come si mettono le cose per «Uno di noi» tra Bruxelles e Strasburgo? I governi dei Paesi membri stanno completando la verifica delle firme presentate dai comitati nazionali, con un tasso elevatissimo di validazioni. La media europea di firme certificate è oltre l’80%, in Italia le firme non ritenute presentabili sono una quota addirittura trascurabile: siamo al 98% di adesioni che hanno ottenuto il via libera ufficiale. Le firme a supporto della petizione sono quindi attorno al milione e 800mila, un terzo delle quali italiane, molto al di là non solo del minimo richiesto (un milione, ndr ) ma anche di altre petizioni popolari presentate alla Ue, la prima delle quali – quella sull’acqua potabile come bene pubblico, che ha comunque raccolto meno firme della nostra – affronta l’esame della Commissione proprio domani. Un test interessante anche per «Uno di noi».
Cosa deve succedere ora? Il turno della petizione a difesa dell’embrione arriverà ad aprile: per allora dovremo avere raccolto il sostegno numericamente largo e qualificato dei politici, ma anche di giuristi e medici. I parlamentari italiani, con il loro impegno al fianco della petizione, possono dare l’esempio ai colleghi di altri Paesi. Penso a una mobilitazione europea di uomini e donne della politica e delle professioni che diano forza alla voce della gente che ha parlato chiaro. Parlamento europeo e Commissione infatti non sono obbligate a recepire un’istanza pur così ampiamente sostenuta dai cittadini.
Gli italiani che hanno firmato la petizione cosa possono fare ancora? Devono sapere che abbiamo completato solo la prima tappa, con un successo incredibile e uno sforzo commovente, ma che c’è ancora molta strada da fare. Abbiamo ragione di essere ottimisti: alla vigilia delle elezioni europee non credo che l’Europarlamento voglia mandare un segnale di disinteresse verso un’iniziativa popolare così ampiamente sostenuta. Ma a tutti chiedo di restare informati, attraverso Avvenire e altre fonti come Sì alla vita , selezionando le proprie fonti. E di sentirsi impegnati come noi che siamo 'sul fronte'. L’Europa che verrà è nelle nostre mani: abbiamo l’occasione per riportarla ai traguardi ideali dai quali è nata. E sul riconoscimento dell’embrione come 'uno di noi' i cattolici italiani ed europei possono davvero tornare protagonisti.