L'Italia ha avuto, ha e avrà sempre bisogno del lavoro degli stranieri, nonostante la crisi economica: lo ha affermato don Gian Romano Gnesotto, responsabile per gli immigrati e i profughi in Italia di Migrantes, organismo della Cei, rispondendo ad alcune dichiarazioni del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, circa la minore necessità di forza lavoro straniera del Paese per effetto della crisi."Ci rendiamo conto che nell'attuale congiuntura economica critica ci sarà una flessione di immigrati in Italia - ha detto don Gnesotto durante la conferenza stampa di presentazione della Giornata mondiale delle Migrazioni 2009 - ma di immigrati l'Italia ha bisogno, ne ha avuto bisogno e avrà ancora bisogno per il futuro". Secondo Gnesotto le conseguenze della crisi vanno "correttamente lette con il fatto che gli immigrati coprono quei settori che restano di fatto scoperti dagli italiani". "Non trovando infatti italiani volenterosi che si accollano fino a 24 ore di lavoro giornaliere nell'assistenza alle famiglie, o lavori come nelle acciaierie o altri gravemente penalizzanti la salute - ha aggiunto Gnesotto - di questi immigrati l'Italia ha bisogno e avrà ancora bisogno per il futuro".Gnesotto è stato anche critico nei confronti di alcuni indirizzi di governo, come quello che imporrebbe ai medici di denunciare alle autorità gli immigrati clandestini. "No ai medici gendarmi, al personale medico non compete la delazione" perchè non si può negare l' accesso alla salute degli immigrati, ha detto Gnesotto. "L'accesso alla salute dell'immigrato - ha detto don Gnesotto - non può essere limitato da alcun tipo di segnalazione alle autorità, il diritto alla salute va garantito a tutti senza preclusioni o invenzioni. Al personale sanitario non compete la delazione". "Questo possibile emendamento - ha aggiunto don Gnesotto in riferimento alla proposta della Lega nord - che ci auguriamo non passi assolutamente confligge con l'art. 32 della Costituzione nel quale si parla della tutela della salute della collettività".Forte critica anche all'imposizione di una tassa o di un contributo sul permesso di soggiorno. "Una tassa che è meglio definire balzello verso una categoria già poco tutelata", ha detto ancora Gnesotto, Si tratta di un provvedimento "inaccettabile", ha osservato il sacerdote. "Fantasie di questo genere penalizzano ulteriormente gli immigrati che, con impegno e con notevoli sforzi, cercano di integrarsi", ha aggiunto, "è un passo indietro servono politiche di integrazione con mentalità aperta e intelligenza".