sabato 8 febbraio 2014
​Al via l’anno universitario in carcere. A Torino la solenne inaugurazione. Due facoltà, 27 studenti tra cui alcuni ergastolani. Per i migliori borse di studio.
IL LIBRO Dietro le sbarre cambiare si può
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Alberto studia Giurisprudenza, gli man­cano tre esami alla laurea triennale. Ha la media del 28. Studia dietro le sbarre del carcere Lorusso e Cutugno di Torino. Quand’è stato arrestato, nel 2006, non aveva la licenza media. Quella della casa circondariale torinese è delle poche realtà in Italia. In altre carceri esistono forme di tutoraggio e accom­pagnamento per chi si iscrive all’Università, ci sono anche sezioni riservate a carcerati-uni­versitari. In queste realtà i professori molto spes­so entrano in carcere solo per gli esami, o per brevi incontri individuali. Quella di Torino è una realtà molto più struttu­rata, un vero e proprio 'Polo universitario' che ha vita all’interno del carcere e che ha pochi pa­ri in Italia. I corsi si tengono nella casa circon­dariale, con cicli di lezioni per tutti i piani di stu­dio tenuti da una quarantina di professori. Un esame breve, di 6 crediti, prevede dodici ore di lezione (un terzo di quanto avviene 'fuori'). In Italia sono oltre 300 i detenuti iscritti a un corso universitario. Quasi tutti uomini: «In car­cere le donne subiscono più degli uomini con­dizioni di miseria e povertà», dice il garante dei carcerati Maria Pia Brunato. A Torino gli studenti sono 27 nei due diparti­menti attivati, Scienze Politiche e Giurispru­denza. Tra di loro alcuni ergastolani e diversi stranieri. Quest’anno in dieci dovrebbero lau­rearsi (finora a diventare 'dottori' sono stati in trenta). Ieri è stato inaugurato il sedicesimo an­no accademico, con una cerimonia durante la quale non potevano mancare riferimenti al de­creto svuota-carceri appena approvato alla Ca­mera.Il Polo, vista la sua eccellenza, attira domande da tutta Italia. Alberto, che ha una condanna a 18 anni, ha chiesto il trasferimento dal carcere di massima sicurezza di Fossombrone. Que­st’anno le richieste erano dodici, ma sono sta­te accettate solo quattro matricole.  A Torino i carcerati possono usufruire di borse di studio col contributo della Compagnia di San Paolo, che copre tasse d’iscrizione, libri, foto­copie. Ogni anno sono attivate cinque borse la­voro (per chi ottiene misure alternative), alcu­ne prevedono tirocini nell’avvocatura del Co- mune. Al progetto danno una mano due vo­lontari del servizio civile.«Dovete darci possibilità concrete», ha detto dopo i saluti di rito il rappresentante degli stu­denti. E ha elencato i tasti dolenti. Non sono mai arrivati i computer promessi. Non ci sono aule studio, c’è un solo stanzone dove si tengo­no le lezioni, non adatto allo studio individua­le. Il rettore dell’Università, Gianmaria Ajani, ha appoggiato le loro richieste e ha detto che sof­frono anche gli studenti 'fuori'. «In ogni di­partimento ci dicono che non ci sono spazi né risorse». Ad ascoltare c’era il nuovo direttore del carcere, Rosalia Marino. Franco Prina, respon­sabile del Polo per conto dell’università, indica per il futuro la strada di un protocollo d’intesa nazionale, a cui si sta lavorando, per estendere il diritto allo studio dietro le sbarre, ampliare il numero di studenti detenuti e dipartimenti coinvolti.
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