L'ex direttore del Giornale Alessandro Sallusti, ieri condannato a 14 mesi dalla Cassazione, é stato rinviato a giudizio con l'accusa di omesso controllo in un procedimento per diffamazione ai danni dell'ex sostituto procuratore militare di Padova, Maurizio Block. L'accusa si riferisce a quando Sallusti era direttore di Libero.Renato Farina "confessa" nell'Aula della Camera di essere l'autore dell'articolo, a firma 'Dreyfus' per il quale il direttore de 'Il Giornale' Alessandro Sallusti é stato condannato dalla Cassazione. Per questo il deputato del Pdl chiede la grazia per il giornalista o la revisione del processo a suo carico. "Intervengo per un obbligo di coscienza e per ragione di giustizia. Se Sallusti conferma la sua intenzione di rendere esecutiva la sentenza accadrà un duplice abominio: sarebbe sancito con il carcere l'esercizio del diritto di opinione e Sallusti finirebbe in prigione per errore giudiziario conclamato. Quel testo a firma 'Dreyfus' - dice - lo ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilità morale e giuridica. Chiedo umilmente scusa al magistrato Cocilovo: le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Egli non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire: la ha autorizzata, ma non è la stessa cosa. Chiedo umilmente per Sallusti la grazia al Capo dello Stato o che si dia spazio alla revisione del processo. Se qualcuno deve pagare per quell'articolo, quel qualcuno sono io", ha concluso.
L'ex direttore del Giornale, ieri condannato a 14 mesi dalla Cassazione, é stato rinviato a giudizio con l'accusa di omesso controllo in un procedimento per diffamazione ai danni dell'ex sostituto procuratore militare di Padova, Maurizio Block. «Chiedo umilmente scusa al magistrato Cocilovo -dice in Aula il deputato - le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Egli non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire».
Sallusti condannato: andrò in carcere
Sallusti condannato: andrò in carcere
'Il Giornale' in edicola ha nel tamburino che indica la direzione del quotidiano la firma di Alessandro Sallusti. Il direttore del giornale, ieri, dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna a 14 mesi di reclusione, aveva annunciato le dimissioni. Anche nell'editoriale di prima pagina Sallusti, annunciando le dimissioni "per rispetto ai lettori e ai colleghi", aveva spiegato che "Il foglio delle libertà non può essere guidato da una persona non più libera di esprimere ogni giorno fino in fondo il proprio pensiero perché fisicamente in carcere o sotto schiaffo da parte di persone intellettualmente disoneste che possono in ogni momento far scattare le manette a loro piacimento".Sallusti: non chiederò la grazia "In un Paese dove più che gli euro mancano le palle, non voglio concedere nessuna via d'uscita a chi ha partecipato a questa porcata. Non ho accettato trattative private con un magistrato (il querelante) che era disponibile a lasciarmi libero in cambio di un pugno di euro, prassi squallida e umiliante più per lui, custode di giustizia, che per me. Non accetto ora di evitare la cella". Così il direttore del Giornale Alessandro Sallusti nell'editoriale di oggi che campeggia su tutta la prima pagina del quotidiano. "Non chiederò la pena alternativa dell'affidamento ai servizi sociali per sottopormi a un piano di rieducazione - spiega -. Perché sono certo che mio padre e mia madre, gli unici titolati a educarmi, abbiano fatto un lavoro più che discreto e oggi, che purtroppo non ci sono più, sarebbero orgogliosi di me e di loro". Sallusti ribadisce che non chiederà la grazia al presidente della Repubblica perché, afferma, "detto con rispetto, nel suo settennato nulla ha fatto di serio e concreto per arginare quella magistratura politicizzata che con odio e bava alla bocca si è scagliata contro chiunque passasse dalle parti del centrodestra e che ora, dopo avere ripassato i politici, vuole fare pulizia anche nei giornali non allineati alle loro tesi. Non voglio poi risolvere io il problema di Mario Monti - prosegue -, accademico di quella Bocconi che dovrebbe essere tempio e fucina delle libertà, che si trova al collo, complice il suo sostanziale silenzio e il suo immobilismo sul caso, la medaglia della sentenza più illiberale dell'Occidente. Così come il ministro della giustizia Paola Severino, definita da tutti come la più illuminata tra gli avvocati illuminati, dovrà ora chiedersi se per caso non è colma la misura della giustizia spettacolo degli Ingroia e dei suoi piccoli imitatori in cerca di fama"."Rigetto fermamente" le sue dimissioniCosì, in un intervento sul Giornale, l'editore del quotidiano Paolo Berlusconi conferma la sua "più totale fiducia" al direttore per il quale ieri la Cassazione ha confermato la condanna a 14 mesi di reclusione per diffamazione aggravata. "Ero fermamente convinto che alla fine avrebbero prevalso la giustizia ed il buon senso - scrive Paolo Berlusconi -. Fa male avere invece la conferma che in quanto a giustizia siamo davvero un Paese da terzo mondo, un Paese in cui si va in galera per un'opinione e agli arresti domiciliari per un omicidio". Pienamente d'accordo con Alessandro "quando rifiuta con decisione ogni scorciatoia, con un risarcimento o con l'affidamento ai servizi sociali, per evitare di subire questa insensata condanna. La sua è una battaglia di principio, in difesa del suo diritto di espressione e più in generale del diritto di tutti noi di vivere in un Paese democratico e liberale".
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: