sabato 1 novembre 2014
La sorella dell'uomo picchiato in carcere e morto: "Non ce l'ho con i giudici, ma da cittadina mi aspetto ulteriori indagini". Ora Cassazione, Corte europea, causa al ministero della Giustizia. Il giudice: prove non sufficienti.
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Dopo l’assoluzione in Appello di tutti gli imputati per la morte di Stefano Cucchi la polemica sale, i toni si accendono (troppo) e di parole ne corrono a fiumi. Il punto di partenza è che una persona è morta mentre era in stato di detenzione dopo avere subito un pestaggio. Poi si aggiunge un secondo punto, la magistratura (quindi lo Stato) non riesce a individuare un colpevole. Su tutto questo intervengono, molti a ruota libera, politici e sindacalisti, dimenticando spesso la questiono fondamentale: nessuno deve poter finire in carcere, essere picchiato ed essere riconsegnato alla famiglia cadavere. Indipendentemente dal reato commesso. Oltre alla sempre ricordata presunzione di innocenza c’è anche il diritto alla vita. Adesso la famiglia, dopo avere ottenuto da parte dell’ospedale Pertini un sostanzioso risarcimento (la struttura sanitaria ha quindi riconosciuto di fatto, secondo il legale dei Cucchi, fabio Anselmo, una qualche responsabilità nel decesso del giovane ricoverato dopo il pestaggio), farà causa al ministero della Giustizia “affinché - dice il legale Anselmo – si possa riconoscerne la responsabilità rispetto alla morte di Cucchi”. Secondo la difesa della famiglia Cucchi, infatti, da entrambi i processi emerge che comunque un pestaggio nelle celle del Tribunale c'è stato e quindi si punta almeno a un risarcimento danni. "Io non critico la sentenza - commenta ancora l'avvocato Anselmo - Non posso fare a meno di ricordare che già durante l'udienza preliminare avevo previsto questo esito. Adesso abbiamo una sentenza che certifica l'insufficienza di prove su tutto: sugli autori del pestaggio e sulle singole responsabilità di medici e infermieri". E la sorella della vittima, Ilaria Cucchi spiega: "Non ce l'ho con i giudici di appello ma adesso da cittadina comune mi aspetto il passo successivo e cioè ulteriori indagini, cosa che chiederò al procuratore capo Pignatone". Ilaria Cucchi spiega che "il prossimo passo è la Cassazione e la Corte europea. Non è finita qui. Se lo Stato non sarà in gradi di giudicare se stesso, faremo l'ennesima figuraccia davanti alla Corte europea". "Il giudice penale deve accertare se vi sono prove sufficienti di responsabilità individuali e in caso contrario deve assolvere. È quello che i miei giudici hanno fatto anche questa volta". Lo afferma il presidente della Corte d'Appello di Roma, Luciano Panzani, in seguito alle polemiche sull’operato dei giudici. "Questo è il suo compito – aggiunge Panzani - per evitare di aggiungere orrore ad obbrobrio e far seguire ad una morte ingiusta la condanna di persone di cui non si ritiene provata la responsabilità. Posso comprendere che sentenze contrastanti in primo grado e in appello suscitino sconcerto, ma questo sovente succede nei casi difficili, dove la prova è indiziaria e proprio per questa ragione esistono l'appello e il ricorso in Cassazione. Però per favore nessuna gogna mediatica e nessun invito a 'far pagare i magistrati per i loro errori' se non vogliamo rischiare di perdere noi tutti molto di più di quanto già si sia perso in questa triste vicenda".
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