sabato 14 maggio 2011
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«Il Pdl è stata la vera forza estremista di questa campagna elettorale». Pier Fer­dinando Casini registra l’involuzione degli ex alleati, col paradosso che ormai «è la Lega ad assumersi il ruolo di forza moderata», e si consolida nell’idea di aver fatto bene a star fuori da questo centrodestra collaudando, per la prima volta, le potenzialità del Nuovo polo. «Dopo il voto si aprirà una fase interessante. Ne riparleremo martedì, ne vedremo delle belle», dice. Il leader dell’Udc allude agli scricchiolii dell’alleanza con la Lega, i continui smarcamenti di Bossi. «Berlusconi - dice Casini - , per scelta precisa, vuole dividere il Paese, perché così può evocare i fantasmi del passato e ricavare una rendita di posizione». Ma dall’altra parte c’è sta­to un errore speculare: «Hanno risposto all’offensiva della destra con candidature sbagliate», rimarca. E per il dopo, in caso di ballottaggio, Ca­sini rivendica la politica delle mani libere: «Sot­toporremo i nostri programmi e vedremo se ci sarà qualcuno degno del nostro appoggio o se sarà impossibile schierarci con qualcuno». Scel­ta che esce rafforzata dal clima di questa cam­pagna elettorale: «Destra e sinistra si sono solo insultati e hanno fatto promesse mirabolanti, disposti a tutto, anche a vendersi l’anima».In particolare, la promessa di Silvio Berlusconi di fermare l’abbattimento delle case abusive a Na­poli è «vergognosa». Mentre «l’Unione di centro e il Nuovo Polo si presentano parlando dei pro­blemi degli italiani e rifiutano la logica triste di questa campagna elettorale». «Una campagna infangata da attacchi irresponsabili, insulti, offese, propositi impossibili da realizzare», ha detto poi Casini intervenen­do, con Gianfranco Fini, alla presentazione a Bologna del libro del presidente della Camera L’I­talia che vorrei. «Una metafora dell’Italia: tutti urlano, tutti insolentiscono. E le battute di Ber­lusconi sono spesso una scemata - attacca Ca­sini - . Chi, come il candidato del Nuovo Polo a Bologna, Stefano Aldrovandi, si sforza di parla­re di problemi è minoritario». Il Pdl - torna sul­l’argomento, Casini - ormai è la Santanché, le i­dee del Pdl sono le più estreme». Un partito in fase calante, per Casini, oltre quanto indichino i consensi ottenuti. Un po’ come accadde per la Dc: «Per 10-15 anni tutti ne erano scontenti, ma la votavano, poi dalla mattina alla sera è co­minciato il crollo dei voti». Bologna è la piazza scelta dai due leader, origi­nari entrambi del capoluogo emiliano, per lan­ciare insieme il messaggio di fine campagna e­lettorale del Nuovo Polo: «Mi auguro - spiega Fi­ni - che anche a Bologna si affermino candida­ti alternativi ai due schieramenti che inducono gli elettori a non andare a votare», è l’appello del presidente della Camera agli indecisi e ai po­tenziali astensionisti. «C’è - spiega - un’opinio­ne pubblica stanca di una lotta politica intesa co­me quotidiana ordalia, come una sorta di derby permanente».E anche Fini registra la resa alla Lega nel centrodestra che ha deciso di lasciare. «Lo dico con rammarico. Da bolognese, ma pur­troppo Bologna dimostra che il Pdl ha appalta­to l’Emilia Romagna alla Lega come già in pre­cedenza aveva fatto con Veneto e Piemonte». Con la conseguenza che «il Tricolore e l’Inno na­zionale sono diventati, per responsabilità di que­sto governo, un elemento distintivo della sini­stra », rimarca Fini. «Ma siamo noi a doverli in­nalzare questi simboli!», dice con al fianco Ca­sini. E c’è anche un problema di impegno, di merito da rilanciare. «Se passa il principio in ba­se al quale, se sei donna, sei bella, e se sei uomo, dici sempre e solo sì, è difficile dire ai ragazzi di impegnarsi nello studio».
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