«Il Pdl è stata la vera forza estremista di questa campagna elettorale». Pier Ferdinando Casini registra l’involuzione degli ex alleati, col paradosso che ormai «è la Lega ad assumersi il ruolo di forza moderata», e si consolida nell’idea di aver fatto bene a star fuori da questo centrodestra collaudando, per la prima volta, le potenzialità del Nuovo polo. «Dopo il voto si aprirà una fase interessante. Ne riparleremo martedì, ne vedremo delle belle», dice. Il leader dell’Udc allude agli scricchiolii dell’alleanza con la Lega, i continui smarcamenti di Bossi. «Berlusconi - dice Casini - , per scelta precisa, vuole dividere il Paese, perché così può evocare i fantasmi del passato e ricavare una rendita di posizione». Ma dall’altra parte c’è stato un errore speculare: «Hanno risposto all’offensiva della destra con candidature sbagliate», rimarca. E per il dopo, in caso di ballottaggio, Casini rivendica la politica delle mani libere: «Sottoporremo i nostri programmi e vedremo se ci sarà qualcuno degno del nostro appoggio o se sarà impossibile schierarci con qualcuno». Scelta che esce rafforzata dal clima di questa campagna elettorale: «Destra e sinistra si sono solo insultati e hanno fatto promesse mirabolanti, disposti a tutto, anche a vendersi l’anima».In particolare, la promessa di Silvio Berlusconi di fermare l’abbattimento delle case abusive a Napoli è «vergognosa». Mentre «l’Unione di centro e il Nuovo Polo si presentano parlando dei problemi degli italiani e rifiutano la logica triste di questa campagna elettorale». «Una campagna infangata da attacchi irresponsabili, insulti, offese, propositi impossibili da realizzare», ha detto poi Casini intervenendo, con Gianfranco Fini, alla presentazione a Bologna del libro del presidente della Camera L’Italia che vorrei. «Una metafora dell’Italia: tutti urlano, tutti insolentiscono. E le battute di Berlusconi sono spesso una scemata - attacca Casini - . Chi, come il candidato del Nuovo Polo a Bologna, Stefano Aldrovandi, si sforza di parlare di problemi è minoritario». Il Pdl - torna sull’argomento, Casini - ormai è la Santanché, le idee del Pdl sono le più estreme». Un partito in fase calante, per Casini, oltre quanto indichino i consensi ottenuti. Un po’ come accadde per la Dc: «Per 10-15 anni tutti ne erano scontenti, ma la votavano, poi dalla mattina alla sera è cominciato il crollo dei voti». Bologna è la piazza scelta dai due leader, originari entrambi del capoluogo emiliano, per lanciare insieme il messaggio di fine campagna elettorale del Nuovo Polo: «Mi auguro - spiega Fini - che anche a Bologna si affermino candidati alternativi ai due schieramenti che inducono gli elettori a non andare a votare», è l’appello del presidente della Camera agli indecisi e ai potenziali astensionisti. «C’è - spiega - un’opinione pubblica stanca di una lotta politica intesa come quotidiana ordalia, come una sorta di derby permanente».E anche Fini registra la resa alla Lega nel centrodestra che ha deciso di lasciare. «Lo dico con rammarico. Da bolognese, ma purtroppo Bologna dimostra che il Pdl ha appaltato l’Emilia Romagna alla Lega come già in precedenza aveva fatto con Veneto e Piemonte». Con la conseguenza che «il Tricolore e l’Inno nazionale sono diventati, per responsabilità di questo governo, un elemento distintivo della sinistra », rimarca Fini. «Ma siamo noi a doverli innalzare questi simboli!», dice con al fianco Casini. E c’è anche un problema di impegno, di merito da rilanciare. «Se passa il principio in base al quale, se sei donna, sei bella, e se sei uomo, dici sempre e solo sì, è difficile dire ai ragazzi di impegnarsi nello studio».