I dirigenti carcerari, attraverso la loro organizzazione sindacale, il Sidipe, scrivono ai massimi organi istituzionali, a cominciare dal presidente della Repubblica, perché «mentre sono in corso le consultazioni per la formazione del nuovo Governo, quello dimissionario non compia un atto che sarebbe politicamente censurabile». Cioè, l'approvazione del decreto del presidente del Consiglio che contiene il «Regolamento di organizzazione del ministero della Giustizia e riduzione degli uffici dirigenziali e delle dotazioni organiche del ministero della Giustizia». Un provvedimento che, secondo il Sidipe, «non organizza ma destruttura il ministero della Giustizia, in particolare l'amministrazione penitenziaria, riducendo le dotazioni organiche» tanto tra i dirigenti che tra gli altri operatori penitenziari «in un momento storico difficilissimo» per il sovraffollamento carcerario e la pesante condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo. Per questo il sindacato «esprimere seria preoccupazione per gli effetti devastanti che l'eventuale approvazione del provvedimento avrebbe sul sistema penitenziario già in una situazione drammatica».
I dirigenti delle strutture penitenziarie sono in allarme per il decreto che riorganizza il ministero della Giustizia. «Riduce le dotazioni organiche in un momento difficile»
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