lunedì 2 gennaio 2012
​È stata una notte di Capodanno tragica quella vissuta dentro i penitenziari e ha chiuso un anno già difficile, segnato da un sovraffollamento insostenibile (68.144 detenuti stipati in istituti che non potrebbero ospitarne più di 45.654).
Giuseppe Anzani sui morti in carcere a Capodanno (da Radio inBlu)
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​Un detenuto suicida alle Vallette di Torino; altri due che hanno tentato di togliersi la vita nei carceri di Vigevano e Vasto; un altro ancora morto nel penitenziario di Trani per cause ancora in corso di accertamento, ma che - secondo i suoi familiari - non era in condizioni tali da poter sopportare il regime carcerario. È stata una notte di Capodanno tragica quella vissuta dentro le carceri e ha chiuso un anno già difficile, segnato da un sovraffollamento insostenibile (68.144 detenuti stipati in istituti che non potrebbero ospitarne più di 45.654). Un problema ben presente al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che nel suo discorso di fine anno ha definito «l'emergenza della condizione disumana delle carceri e dei carcerati» uno dei «limiti del nostro vivere civile». La politica ascolti il capo dello Stato e trovi con urgenza soluzioni è l'appello del Sappe, il principale sindacato delle polizia penitenziaria; mentre un altro dei sindacati di categoria, l'Osapp, accusa: la polizia penitenziaria è sempre più sola nel fronteggiare l'emergenza.Era in attesa di giudizio il detenuto che si è ammazzato alle Vallette: un romeno di 37 anni, che ha compiuto il suo tragico gesto poche ore prima della mezzanotte, impiccandosi con un lenzuolo. È invece un italiano l'uomo che ha tentato di togliersi la vita nel carcere di Vigevano (Pavia); ma nel suo caso fortunatamente l'agente di sorveglianza si è accorto di quanto stava succedendo ed è riuscito a salvarlo. Gli agenti di polizia penitenziaria hanno sventato anche il suicidio di un detenuto tunisino di 25 anni, recluso a Vasto. Non c'è stato invece nulla da fare per Gregorio Durante, di 34 anni, di Nardò (Lecce), il detenuto morto a Trani, un carcere sovraffollato visto che ci sono 439 reclusi a fronte di 233 posti letto regolamentari: a scoprire il suo corpo ormai senza vita sono stati gli agenti della polizia penitenziaria nel corso di un giro di ispezione. I familiari hanno presentato una denuncia e la procura ha aperto un'inchiesta: l'ipotesi di reato è omicidio colposo a carico di ignoti. Secondo i parenti lo stato di detenzione era incompatibile con il regime carcerario, per i postumi di encefalite virale che aveva colpito l'uomo in passato. Le sue condizioni di salute sarebbero ulteriormente peggiorate per una punizione che gli era stata inflitta: il detenuto era stato costretto a rimanere tre giorni in isolamento diurno - affermano i familiari - perché era stato accusato di aver «simulato una malattia». «Me lo hanno ucciso - dice ora la madre, Ornella - me lo hanno fatto morire in cella da solo come un cane. Quando siamo andati a trovarlo a Natale era su una sedia a rotelle, aveva gli occhi chiusi, non parlava e si faceva persino la pipì addosso, aveva ai polsi persino i segni delle corde con le quali veniva legato al letto e mi dicevamo invece che stava simulando».Questi drammatici eventi  hanno fatto chiudere il 2011 con 66 suicidi e con 183 morti in carcere in tutto, secondo i dati che si ottengono aggiornando l'ultima rilevazione del 18 dicembre scorso di Ristretti Orizzonti. Si rischia il «tracollo, governo e Parlamento trovino con urgenza soluzioni politiche e amministrative» per evitarlo, è l'appello del Sappe; e l'Osapp invoca «misure veramente risolutive, non i palliativi che lasciano le cose come stanno».Proprio tra qualche giorno, il 4, comincerà in Commissione Giustizia al Senato l'iter del pacchetto Severino sull'emergenza carceri. Si tratta di misure che nell'arco di un anno potrebbero far uscire dai penitenziari circa 3.300 detenuti, estendendo a 18 mesi, dagli attuali 12, il periodo di pena finale da scontare a casa per le condanne non gravi. Si calcola, inoltre, in circa 16-18mila persone il flusso dei detenuti che, sempre da qui aun anno, non dovrebbero più mettere piede in carcere a seguito del blocco del meccanismo delle "porte girevoli" per effetto del quale, adesso, entrano in cella, per non più di tre giorni, coloro che sono destinati al processo per direttissima. Per loro si farà ricorso alle celle di sicurezza delle forze di polizia, nelle quali andranno i magistrati a convalidare l'arresto evitando i costi delle traduzioni e l'aggravio di lavoro degli uffici.Intanto sarà avviata un'indagine tra le detenute del carcere di Sollicciano a Firenze per comprendere meglio gli eventi e gli stati d'animo che conducono ad atti di autolesionismo e al suicidio, e mettere così in atto interventi mirati per prevenirli. È un progetto della Asl 10 di Firenze, approvato da una recente delibera della Giunta regionale della Toscana. La ricerca avrà la durata di 12 mesi, sarà condotta da un'associazione di volontariato e coinvolgerà detenute e operatori/operatrici.
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