La prima cosa che ti dice il sindaco di Caramanico Terme è che «la Messa di domenica si farà: abbiamo trovato un locale riscaldato, l’auditorium San Domenico». In questo momento, la priorità di Simone Angelucci, ovviamente, è quella di togliere dall'isolamento i 450 abitanti delle frazioni, ancora senza luce, mentre le comunicazioni telefoniche sono difficili in tutta quest’area nord-occidentale della Maiella.
Ma il crollo del tetto della cattedrale di Santa Maria Maggiore resta un bruttissimo colpo per tutti e si è cercato di esorcizzarlo subito, trovando un locale per la celebrazione eucaristica domenicale. Il primo cittadino è salito per primo sul campanile, in piena notte, per verificare lo stato dell’edificio e non ci sono dubbi. La sentenza, pronunciata tra le lacrime: «non l’ha retta»; sottinteso la neve, anche se le quattro scosse di terremoto del 18 gennaio hanno sicuramente indebolito la struttura della chiesa barocca. «Il crollo è avvenuto proprio dopo il terremoto – ci dichiara don Giuseppe Liberatoscioli, delegato della diocesi di Chieti-Vasto per i beni culturali – ma non possiamo dire con certezza che il movimento tellurico abbia indebolito le capriate. Quando sarà finita l’emergenza neve si vedrà».
Invece, è accertata l’implosione del tetto, per i tre quarti della lunghezza di questa antica pieve trasformata in cattedrale e ricca di tesori. Stiamo parlando di un gioiello dell’edilizia religiosa abruzzese, del "cuore" di un’abbazia risalente all’anno Mille, che conserva tuttora preziosi capitelli e sculture gotiche, affreschi e un prezioso portale del Quattrocento, arricchito da bassorilievi che raffigurano le Virtù.
All'interno – cioè nella zona che è parzialmente crollata – si trova un altare di grande pregio, oltre ad altre opere d’arte sulle cui condizioni non si può avere, al momento, alcuna certezza. «Fortunatamente, nessuno si è ferito – commenta don Liberatoscioli, che è stato parroco a Caramanico per trent’anni – ed è probabilmente l’unico danno patito dal patrimonio ecclesiale in quest’occasione; diversi tetti delle nostre chiese sono stati realizzati in materiale zincato e hanno retto le abbondanti nevicate».
Fin da venerdì mattina, comunque, i Vigili del fuoco hanno certificato la situazione di pericolo dell’immobile religioso, disponendo il trasferimento in un hotel della zona del parroco, don Angelo Pollone, e di una famiglia che abitava a ridosso del monumento. Caramanico Terme, in provincia di Pescara, come pure Sant’Eufemia a Maiella, sono tuttora parzialmente isolate e un bilancio dei danni del terremoto del 18 gennaio non è verosimilmente possibile, ma nella notte di giovedì si è verificato un crollo analogo a Penne, dove non ha retto il tetto di palazzo Sterlich, che ospita una scuola.
Oggi il centro storico del centro termale è transitabile, ma non appena si abbandona la viabilità provinciale si incontra un muro di neve e ghiaccio: una situazione abbastanza «normale» per queste zone, ma non per il volume della neve caduta, che ha superato, a livello regionale, i 20 milioni di tonnellate. In ogni caso, la situazione dei Comuni del Parco Nazionale della Maiella non è diversa da quella del vicino Gran Sasso e diventa drammatica man mano che ci si inoltra nell’entroterra appenninico. Completamente diversa la situazione sul versante orientale. «La Maiella ci ha protetto dalle onde telluriche – spiega Francesco Bottone, caporedattore di ecoaltomolise.net – e anche l’emergenza neve è parzialmente rientrata, anche se il pericolo valanghe non è tramontato e infatti tre famiglie sono state evacuate a Castiglione Messer Marino. Inoltre, quando la neve si scioglierà, non si dovrà sottovalutare il pericolo frane, perché questa è una zona di grave dissesto idrogeologico».