Il reato di immigrazione clandestina e
l'istituto della prescrizione sono "due esempi di attualità"
per i quali il primo presidente della Cassazione auspica un
intervento del legislatore. "Per il primo - spiega Giovanni
Canzio nella suo relazione - non vi è dubbio che la risposta
sul terreno del procedimento penale si è rivelatata inutile,
inefficace e per alcuni profili dannosa, mentre la sostituzione
del reato con un illecito e con sanzioni di tipo
ammministrativo, sino al più rigorso provvedimento di
espulsione, darebbe risultati concreti".
"Quanto alla prescrizione - rileva ancora Canzio - si è
più volte ribadito che essa irregionevolmente, continua a
proiettare la sua efficacia pure nel corso del processo, dopo
l'avvenuto esercizio dell'azione penale o addirittura dopo che
è stata prnonuciata la sentenza di condanna di primo grado,
mentre sarebbe logico, almeno in questo caso che il legislatore
ne prevedesse il depotenzimento degli effetti".
La Cassazione versa "in uno stato di profonda e visibile crisi di funzionamento e di identità", i dati di fine anno "segnano l'insuccesso di una strategia mirata alla deflazione delle pendenze e del pesante arretrato mediante il mero aumento della produttività, fino al limite
dell'esaurimento delle energie dei magistrati e del personale".
Lo sottolinea Canzio levando l'ennesimo grido d'allarme.
Ormai è a rischio "la qualità della giurisdizione di
legittimità", sommersa da una mole di ricorsi (105mila le cause
civili pendenti da oltre tre anni, quelle tributarie sono il
32,7% quelle di lavoro il 14,3%) che ha "proporzioni mostruose"
rispetto a quelle, molto esigue, di altre Corti.
La lotta a "ogni forma di criminalità organizzata o terroristica, anche quella internazionale di matrice jihadista", deve essere condotta "nel
rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi
dello Stato". È l'appello rivolto dal primo presidente della
Cassazione nella sua relazione. "Diversamente
tradiremmo la memoria" dei magistrati "caduti in difesa dei più
alti valori democratici", come Emilio Alessandrini, "e non
faremmo onore al giuramento di fedeltà che abbiamo prestato".