In sette negozi su dieci mancano indicazioni chiare sui prodotti a base di 'erba', venduti come «oggetti da collezione». Bar e discoteche, due su tre somministrano drink senza controllare l’età dei clienti Roma Due negozianti su tre di bar e discoteche non controllano l’età dei ragazzi e vendono loro alcol anche quando questi sono già alticci. Le sigarette?
Gli adolescenti se le procurano facilmente in tabaccheria e ai distributori automatici, mentre in 7 cannabis shop su 10 sono assenti indicazioni sull’uso del prodotto 'spacciato' come oggetto da collezione. Preoccupa il quadro che emerge da uno studio del Moige, Movimento italiano genitori che ha intervistato 1.388 minori tra gli 11 e i 17 anni delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Aggirata una serie di divieti dall’alcol al porno fino all’azzardo, che tra scommesse sportive e gratta e vinci «costano la paghetta settimanale dei nostri figli», spiega Elisabetta Scala vicepresidente dell’associazione.
È un lungo mea culpa degli adulti che si alternano a parlare in Senato, a Palazzo Giustiniani, dove è stata presentata la ricerca. Ottavio Cagiano de Azevedo, direttore generale di Federvini ammette che «bisogna migliorare molto nella comunicazione, abbiamo tanti compiti da fare da oggi in poi» mentre Mario Antonelli, vice presidente della Federazione italiana tabaccai parla di «numeri impietosi» quando si scopre la facilità d’accesso per i minori rispetto ad esempio alla cannabis cosiddetta light. Dove un 7,5% del campione dei minori ritiene che farsi una canna «non abbia nessun tipo di effetto sulla salute e sullo sviluppo».
Ragazzi che non conoscono la norma che ne regolarizza la vendita e l’utilizzo, tant’è che solo il 27% di loro sa che è un prodotto tecnico e da collezione, non adatto alla combustione (quindi ad essere fumata) e vietata ai minori di 18 anni. «Ancora una volta, probabilmente - si legge nello studio - le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani». Assente il governo (era previsto l’intervento del ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana) tocca alla presidente della commissione parlamentare per l’Infanzia Licia Ronzulli lanciare un appello affinché «venga ripensata la normativa nel suo complesso, con un’unica legislazione per l’infanzia». Maggiori sanzioni quindi, magari un cambio di passo anche culturale come invoca Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol: «Manca il ruolo di 'protezione' degli adulti verso i propri figli ».
Che appare evidente quando si scopre che oltre tre minori su quattro, il 76%, non hanno alcun filtro 'parental control' su smartphone e pc per impedire l’accesso on line a materiale pornografico. O che si vendono videogiochi con la scritta +18 (quindi per un pubblico adulto) anche a bambini di dieci anni. In tutto questo – denuncia Mario Morcellini, commissario dell’Agcom – «anche la politica appare distratta, con sguardi solo intermittenti sulla realtà delle dipendenze che colpiscono i minori».