Evitare la «zona grigia» del «compromesso e della sottomissione» con la criminalità organizzata. È l’appello rivolto dal vescovo di Lamezia Terme, Luigi Cantafora, in un messaggio indirizzato domenica in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo, patroni della diocesi e della città. Cantafora ha voluto ricordare le parole di Papa Francesco nelle Messa conclusiva della sua visita a Cassano all’Jonio, sottolineando la condivisione del «forte grido di scomunica contro il malaffare, parola inequivocabile e di grande conforto per tutte le vittime della mafia, per cui siamo invitati a distinguere il bianco dal nero e ad evitare la zona grigia del compromesso e della sottomissione». Il presule calabrese ha ricordato come «il Papa ha definito mafiosi, non solo chi adora il male, ma anche come coloro che disprezzano il bene comune e che fanno da padroni, mutando i diritti dei cittadini e dei poveri in puri favori». Da qui la domanda di Cantafora: «Siamo disposti a mettere da parte le lotte di parte, gli intrighi di potere per guardare al vero bene comune dell’intera città e di tutto il territorio?». Con la stessa determinazione ha chiesto che i laici siano «cittadini della civitas, chiamati a distinguersi per uno stile nuovo di vita, vissuto secondo la Buona Notizia del Vangelo». «Gesù ci ha insegnato – ha spiegato – a prenderci cura del fratello e ad avvicinarci a lui nella gratuità e nell’amore. Ma questo amore deve avere anche una manifestazione chiara, concreta e sociale, perché altrimenti mancherebbe alla città qualcosa di decisivo nei rapporti sociali e sarebbe certamente evasa una grave responsabilità cristiana». Di nuovo stile di vita per vincere le mafie ha parlato anche il segretario generale della Cei e vescovo di Cassano allo Ionio, dopo la visita del pontefice. La Chiesa «deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani – ha sottolineato Galantino – bisognosi di speranza. Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati». E ieri l’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, Giuseppe Fiorini Morosini, dopo la celebrazione – durante la quale ha ricevuto dalle mani del Papa il Pallio – ha riferito di un incontro avuto con il pontefice. «Papa Francesco, dopo la visita a Cassano, è rimasto molto colpito dalla realtà calabrese», ha detto il vescovo attraverso una nota della diocesi. Poi, e questo mi ha sorpreso molto – aggiunge – si è ricordato di una lettera che gli avevo inviato, nella quale chiedevo che, per ostacolare l’uso strumentale della Chiesa e dei sacramenti da parte della ’ndrangheta, venissero aboliti per 10 anni i padrini per i sacramenti del Battesimo e della Cresima, almeno per la mia diocesi. Papa Francesco vuole che tutti noi, vescovi della Calabria, ci incontriamo per discutere di questo problema e quindi chiede di inviare poi una relazione scritta a lui personalmente». E dell’altro ieri infine la notizia – che ha trovato largo spazio sul nostro quotidiano – dell’arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi, che ha annunciato la firma di un decreto con cui obbliga tutte le confraternite della diocesi a inserire nello statuto il divieto di appartenenza dei rispettivi membri a cosche mafiose.