sabato 9 aprile 2011
Ha confessato il ragazzo (18 anni tra appena un mese) che giovedì scorso, a Sambatello di Reggio Calabria, ha ferito gravemente, colpendola ripetutamente al volto con un sasso, la fidanzatina di 13 anni, che ora lotta contro la morte nel reparto di rianimazione degli Ospedali riuniti. La ragazza è in coma e potrebbe avere subito danni cerebrali irreversibili.
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La confessione è arrivata subito. Il rimorso ed il pentimento li sta elaborando, frutto di una riflessione che in un istituto di accoglienza, che è comunque un luogo di detenzione, si fa più profonda e meditata. È apparentemente tranquillo il ragazzo (18 anni tra appena un mese) che giovedì scorso, a Sambatello di Reggio Calabria, ha ferito gravemente, colpendola ripetutamente al volto con un sasso, la fidanzatina di 13 anni, che ora lotta contro la morte nel reparto di rianimazione degli Ospedali riuniti. La ragazza è in coma e potrebbe avere subito danni cerebrali irreversibili; in più rischia di perdere la vista. A causa dei colpi che il ragazzo le ha inferto con una grossa pietra agli occhi, infatti, ha subito lo sfondamento delle orbite. La giovane, inoltre, ha riportato la mutilazione dei padiglioni auricolari, con conseguente grave danneggiamento dell'udito.Insomma, un quadro clinico molto complesso. Per accertarne le conseguenze fino in fondo bisognerà attendere che la ragazzina esca dal coma. Sperando che questo avvenga nel più breve tempo possibile e senza ulteriori complicazioni.Il Procuratore dei minorenni di Reggio Calabria, Carlo Macrì, sta seguendo la vicenda con estrema attenzione. Il caso è troppo delicato e c'è in gioco la vita di una ragazza di appena 13 anni. Al contempo va valutata col dovuto scrupolo la responsabilità penale di un diciassettenne che già da ieri è stato descritto come un ragazzo difficile e con una situazione familiare complessa.Per lunedì, intanto, è fissata l'udienza di convalida dell'arresto del responsabile del ferimento davanti al gip del Tribunale dei minorenni, Grazia Grieco. È presumibile che la pubblica accusa chieda al giudice di convalidare l'arresto del giovane, eseguito dalla polizia, mantenendone la custodia cautelare nell'istituto di sorveglianza in cui è ristretto. La giustizia minorile solitamente è molto attenta alle componenti sociali e psicologiche che si celano dietro ai fatti di cui si occupa, ma nel caso specifico è difficile ipotizzare un atteggiamento improntato a tolleranza da parte dei magistrati, in considerazione della violenza e della crudeltà del comportamento del diciassettenne. Il quale, dopo avere compiuto il tentato omicidio, anziché costituirsi è andato a nascondersi in un casolare, dove poco dopo è stato individuato dagli investigatori. Soltanto in quel momento, evidentemente, il ragazzo ha materializzato lo scempio che aveva compiuto, fornendo alla polizia le indicazioni per andare a recuperare e soccorrere la tredicenne, abbandonata in una stradina interna.
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