L'accusa di associazione per delinquere nei confronti di Rappoccio nasce perché, secondo quanto contestato dalla Procura generale, il consigliere avrebbe promosso e ideato un articolato meccanismo fraudolento ponendo in essere una serie di condotte che gli consentissero, in occasione delle elezioni regionali del 2010, di essere eletto e di tentare di fare eleggere al Consiglio comunale di Reggio, nel maggio 2011, Elisa Campolo, che pur non venendo eletta ha ottenuto, secondo l'accusa, un gran numero di voti. Tale sistema, secondo l'accusa, avrebbe consentito a Rappoccio di disporre di un congruo "serbatoio" di voti in vista delle prossime elezioni politiche. Il politico, inoltre, in concorso con altri, e "attraverso la costituzione dell'ennesima società fantasma", la Sud Energia, e l'invio di lettere a firma del presidente del consiglio di amministrazione, ha indotto in errore un gran numero di elettori cui veniva promesso, in occasione delle elezioni comunali del maggio 2011, un posto di lavoro in cambio del voto a Elisa Campolo. Il consigliere regionale è accusato anche di truffa perché, per la Procura generale, insieme agli altri indagati, avrebbe indotto circa 850 persone a iscriversi alla cooperativa Alicante pagando 15 euro ed a partecipare, con il pagamento di altri 20 euro, ad un concorso "superando il quale, a dire del Rappoccio e dei suoi correi, avrebbero avuto concrete possibilità di lavoro". Il peculato, invece, è stato contestato perché, per convocare tutti coloro che lo avrebbero votato, hanno effettuato numerose telefonate dagli apparecchi installati nella sede del gruppo di Pri nel palazzo comunale di Reggio Calabria.
Antonio Rappoccio, esponente della maggioranza di centrodestra prometteva posti di lavoro in cambio di voti. Accusato anche di truffa, peculato e associazione a delinquere.
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