mercoledì 9 aprile 2014
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Diciotto regioni, 61 province, 411 Comuni. E 93.194 mila firme. Ec­co l’Italia che dice no all’azzardo, che chiede allo Stato poteri in materia per i sindaci, che si mobilita contro que­sta piaga sociale. Quella stessa Italia che presenta oggi la proposta di legge di ini­ziativa popolare in materia di regola­mentazione del gioco d’azzardo. Lo fa nelle mani della presidente della Came­ra, Laura Boldrini, pronta a ricevere nel pomeriggio una delegazione di oltre 60 persone: sindaci, assessori, membri di associazioni: «Tutti impegnati per questa battaglia – scandisce Angela Fioroni, re­sponsabile organizza­tiva di Legautonomie, coordinatore dell’ini­ziativa – che è una bat­taglia di diritti e civiltà, prima ancora che di contrasto al gioco d’az­zardo ». Una finalità scritta nel dna dell’or­ganismo, nata come associazione di enti lo­cali uniti per tutelare le rispettive comunità. Un’associazione che non poteva certo lasciar sola la “Scuola delle buone pratiche“ ideata da “Terre di mezzo”: è partita da lì la prima raccolta firme, mobilitando quei 299 primi citta­dini che il 1 ottobre 2013, a Milano, ave­vano aderito al “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo”. Poi è stato un salutare contagio: «Tra Comu­ni, comuni e associazioni, all’interno del­le unioni dei Comuni, su spinta delle Pro­vince e dei Comuni capoluogo», attesta Fioroni. Insomma: firme preordinate a una legge che si pone da subito quale «momento di sintesi di un impegno co­mune, mai realizzato prima d’ora». Con un obiettivo molto concreto: «Fare in mo­do che si arrivi a una legge nazionale sul gioco d’azzardo – annuncia Marco Filip­peschi, presidente di Legautonomie – che riordini e razionalizzi il settore dei gio­chi ». E che riconosca «poteri ai Comuni per le decisioni localizzative e di regola­mentazione degli orari di apertura e chiu­sura delle sale slot». Esercizi che ora di­pendono dalle questure, le quali a loro volta devono applicare leggi nazionali as­solutamente indifferenti ai singoli con­testi locali. Nello stesso tempo, aggiunge Filippeschi, vogliamo «continuare a sen­sibilizzare e informare i cittadini sui pe­ricoli del gioco d’azzardo patologico», og­gi più che mai evidenti sotto gli occhi di tutti.  Legautonomie vede con favore che «l’ar­ticolo 14 della legge sulla delega fiscale, approvata a febbraio, contenga tanti pun­ti che ritroviamo tra gli articoli della leg­ge popolare», ma at­tende «i conseguenti decreti che il Governo dovrà emanare entro 12 mesi». Una volta ste­si, appunta il presiden­te, «ne verificheremo gli orientamenti». Co­me a dire: ci auguria­mo che l’applicazione pratica della legge non tradisca le finalità con cui è stata emanata. Banchetti, gazebo, spettacoli, seminari. E ancora feste, happe­ning, aperitivi. Con parrocchie e oratori in prima linea. «Dove la raccolta firme è uscita dagli uffici comunali – testimonia Fiorioni – i cittadini hanno posto la loro sottoscrizione al di là di ogni aspettativa». E decisivo, precisa la responsabile orga­nizzativa di Legautonomie, «è stato il lan­cio di “1000 piazze contro l’azzardo”»'. Una manifestazione inizialmente previ­sta dal 19 al 26 gennaio, ma di fatto pro­rogata per il suo grande successo fino al 25 marzo. A condurre questa classifica virtuosa, la Lombardia. Che, da sola, ha suscitato 34.420 adesioni in 200 Comu­ni. In seconda posizione l’Emilia Roma­gna, in terza il Veneto. Un punto d’arri­vo? 'No, un punto di partenza per rilan­ciare l’impegno degli enti locali contro l’azzardo': è l’imperativo categorico di Legautonomie.

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