domenica 23 febbraio 2014
​​ Il Tesoro si è inventato un passaggio non dovuto alla Corte dei conti. E i 223 milioni per l’anno scolastico già trascorso sono ancora «impantanati»​​.​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​Scuola, burocrazia che stritola​ di Danilo Paolini
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Se non fosse che in gioco c’è la so­pravvivenza di gran parte della scuo­la paritaria, si potrebbe parlare dav­vero della persecuzione da parte della «nu­voletta di Fantozzi». Si tratta dei fondi stata­li tagliati nel 2013 (223 milioni di euro), re­cuperati con grande fatica nel corso dello scorso anno, e ancora «chiusi» nelle casse dello Stato. 
 
Quest’anno a ritardare ulterior­mente la loro erogazione, denuncia l’onore­vole Simonetta Rubinato, deputata del Par­tito Democratico e componente della Com­missione Bilancio di Montecitorio, «è stata l’azione di un solerte dirigente del ministe­ro del Tesoro che ha inviato alla Corte dei Conti il decreto relativo all’erogazione dei fondi», con un passaggio burocratico «total­mente non richiesto e mai effettuato negli anni passati». Risultato? Dopo l’iniziale sor­presa, la Corte dei Conti ha comunque pro­ceduto a fare i propri rilievi chiedendo spie­gazioni al ministero dell’Istruzione, che a sua volta ha risposto. Ora si è in attesa del via li­bera della Corte, nella speranza che giunga in tempi brevi.
 
Di certo il passaggio - mai ef­fettuato per le somme da recuperare dai ta­gli eseguiti al capitolo di bilancio delle pari­tarie negli ultimi cinque anni - appare l’en­nesimo inghippo burocratico destinato a prolungare l’ansia degli istituti paritari. Lo scorso anno ad allungare i tempi furono «problemi circa i codici di erogazione» negli uffici della Ragioneria. Insomma anche que­st’anno la «nuvoletta fantozziana» ha colpi­to. «Di certo – aggiunge amaramente la par­lamentare democratica Rubinato – assistia­mo a un incomprensibile ritardo nell’eroga­zione, dopo che il Parlamento si è impegna­to per il recupero delle somme e del loro stan­ziamento». Imu e paritarie.
 
Anche sul capitolo relativo al pagamento dell’imposta sugli immobili le scuole paritarie sono in attesa delle istru­zioni allegate al modello Imu che in questi giorni i Comuni stanno spedendo. «Si intro­duce finalmente il parametro del costo me­dio per studente – commenta l’onorevole Rubinato –, fornendo una risposta a quan­to da tempo chiesto al ministero dell’Eco­nomia circa la definizione dell’importo sim­bolico delle rette per stabilire se una scuola paritaria può essere considerata 'non com­merciale' e dunque esentata dal pagamen­to della tassa». Una indicazione, che, spiega la parlamentare, non richiederà alcune mo­difica al regolamento approvato nel 2012, ma ai Comuni basterà fare riferimento alle istruzioni allegate al modello dove viene in­dicato il costo medio per studente. E guar­dando la tabella pubblicata dal ministero dell’Istruzione, si scopre che quest’ultimo per le materne è di 5.507 euro l’anno e per gli altri ordini di scuola è di 6.595 euro l’an­no.
 
«Considerato che il costo annuo per a­lunno nelle scuole paritarie dell’infanzia è ben inferiore a questi importi perché non supera i tremila euro – osserva l’onorevole Rubinato – emerge chiaramente come la gran parte delle scuole vada esentata dal ver­samento dell’Imu». Almeno una buona no­tizia per le scuole paritarie. Ma l’indicazio­ne del costo medio per studente, aggiunge la parlamentare del Pd, è «la dimostrazione che queste scuole garantiscono un servizio pubblico senza ricevere dallo Stato adegua­ti finanziamenti. Anzi lo Stato ne ha ricava­to sin qui un risparmio annuale di oltre 6 mi­liardi secondo dati Ocse». Osservazione ri­lanciata anche dall’onorevole Gabriele Toc­cafondi, deputato del Nuovo Centrodestra e sottosegretario all’Istruzione nel governo Letta. «Se per ogni alunno delle scuole sta­tali vengono spesi 6.800 euro all’anno – ha osservato il parlamentare in un convegno a Firenze –, per quelli delle paritarie solo 500 euro. Considerando che questi ultimi sono un milione, e facendo i dovuti calcoli, il si­stema educativo non statale fa risparmiare alle casse pubbliche ben 6 miliardi e 300 mi­lioni di euro all’anno».
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