Che lo scontro tra il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati e l'aggiunto Alfredo Robledo fosse tutt'altro che concluso, nonostante l'archiviazione estiva dell'ex Csm su tutte le denunce presentate da Robledo sul "capo", lo sapevano tutti al Tribunale di Milano. Che la prossima mossa sarebbe stata "pesante" e per certi versi semi-risolutiva lo immaginavano in molti. Ma che fosse così radicale forse nessuno se lo aspettava.
La decisione comunicata oggi da Bruti Liberati di "liquidare"
l'aggiunto Robledo togliendogli la delega di coordinare le indagini
relative alla corruzione e assegnadogli il ruolo molto più burocratico
di far eseguire le sentenze diventate definitive è come un fulmine
in un cielo non sereno ma giù minaccioso di pioggia. Le nubi si erano addensate da
quando, nel marzo scorso, l'aggiunto aveva cominciato a denunciare
metodi e meriti della direzione della procura da parte del capo su
diversi fascicoli scottantì tra cui la Sea, l'affaire Ruby nei suoi
diversi capitoli, il caso del San Raffaele e soprattutto Expo, una
vicenda per la quale già nei mesi scorsi Bruti Liberati si era
autoassegnato il coordinamento di tutti i fascicoli che riguardano
l'esposizione.
Dopo le denunce di Robledo, il Csm aveva ascoltato tutti i magistrati
direttamente o indirettamente coinvolti in quella che alla fine era
diventata una sorta di conta di chi stava con chi. Nel merito, poco.
Con una decisione che ormai è cronaca il Consiglio superiore della
magistratura ha deciso di archiviare tutto limitandosi a trasmettere
alla Procura generale della Cassazione la valutazione di alcuni
profili di entrambi i magistrati. E i problemi sono rimasti aperti.
Nel frattempo Bruti Liberati, scaduto il suo primo mandato alla guida
della procura di Milano nel luglio scorso, si è ripresentato come
candidato pur sapendo che, se l'ufficio gli fosse confermato
formalmente, il suo sarebbe un metà mandato visto che alla fine del
prossimo anno andrà in pensione. Nel frattempo la Procura di Milano
soffre delle ricadute che le divisioni inevitabilmente comportano:
mai, in questi
uffici, si era vista una decisione e uno scontro così duro.
La decisione di Bruti Liberati è immediatamente esecutiva e non
ricorribile. Se non proprio entro sera, in teoria da lunedì Robledo
dovrà entrare in servizio alle esecuzioni penali, ufficio retto fino a
poco fa da Nunzia Gatto, lei stessa al centro di una delle lamentele da
lui mosse pubblicamente nei confronti di Bruti per un colloquio
avvenuto tra i due negli anni passati.
Robledo va, ma senza sapere come muoversi. Proprio negli ambienti
giudiziari si fa notare come l'ufficio esecuzioni penali sia una
materia molto tecnica, complessa e difficile tanto è vero che di
solito chi viene assegnato fa almeno sei mesi di pratica prima di
prendere pienamente in mano la materia. Lui però è tranquillo.
Risponderà punto per punto alle opportune sedi, cioè Csm e Consiglio
Giudiziario, ma non presenterà alcun ricorso perché la decisione presa
dal procuratore Capo, Edmondo Bruti Liberati, non è appellabile.
Dopo quello che è successo con gli eposti al Csm e visti i contrasti, ho deciso che avrei preso questo provvedimento dopo l'estate e questa è la soluzione. I problemi sono quelli della gestione generale dell'ufficio, nessuna critica sui singoli episodi" ha detto Bruti Liberati,
conversando con i giornalisti e spiegando le motivazioni che lo hanno
spinto a rimuovere il procuratore aggiunto Robledo
dall'ufficio anti-corruzione. Sarà il nuovo Csm, a cui Robledo a deciso di rivolgersi, a occuparsidell'ulteriore capitolo dello scontro Toccherà ai nuovi consiglieri, decidere se confermare nel suo incarico, ancora sino a dicembre del 2015 , Bruti Liberati, che tra qualche giorno compirà 70 anni e il cui primo quadriennio alla guida della procura di Milano è scaduto lo scorso luglio.