Un business a nove zeri, superiore a qualsiasi manovra finanziaria. Denaro che fa gola anche ai clan, che nelle scommesse riciclano denaro e moltiplicano i profitti.L’offerta, del resto, è varia e insistente. E per molti più che un gioco è diventato un lavoro. Impegnativo e spossante. Si comincia dalla compilazione delle schedine per il Superenealotto, poi ancora un salto in ricevitoria per consultare la
smorfia e sperare di rifarsi almeno con il lotto. Il giorno dopo tocca alla sala Bingo. Infine, tra un caffè e l’altro, un paio di puntate alle slot-machine del bar sotto casa. Così per giorni, e per ore. Inseguendo il miraggio di una ricchezza che non arriva, mentre intorno la vita fa terra bruciata.La vita dello scommettitore permanente non ha tregua. Di giorno tra le sale da gioco, di notte sul web. E non si tratta di casi isolati. Per stare al solo fenomeno Internet è come se ogni giorno tutti i residenti di una metropoli come Milano bruciassero quattrini e speranze. Su una popolazione di 1.340.000 giocatori online – sostiene uno studio dell’Università la Sapienza – il 9,7% ha comportamenti problematici. È quasi l’1% dei 19 milioni di italiani che regolarmente utilizzano la Rete. Le province Milano, Roma e Napoli guidano una classifica di cui non andare troppo fieri. Nelle tre città nel solo 2011 sono state raccolte giocate per oltre 14 miliardi di euro. Una cifra esorbitante, tanto più se assommata al giro di scommesse delle altre regioni, per un totale nazionale che nel 2011 si aggira intorno ai 76 miliardi di euro. Il triplo della manovra finanziaria varata dal governo monti per mettere in sicurezza il sistema Italia. Piaccia o no, si tratta dell’unico indicatore economico per il quale l’Italia è ormai leader mondiale. «Proprio nella fase di gestazione del nuovo esecutivo – osserva l’avvocato Attilio Simeone, legale della Consulta nazionale antiusura –, abbiamo avuto la sensazione che parole come sobrietà, risparmio, prudenza nell’uso del denaro, stessero finalmente tornando di moda. E in effetti a cavallo tra novembre e dicembre c’è stato un calo nelle scommesse». Poi sono arrivate le festività Natalizie, «e di colpo c’è stata la corsa alle lotterie, ai gratta e vinci, alle sale da gioco. Colpa anche di scelte politiche che incentivano allo sperpero del denaro. Tanto che in molte rivendite – racconta ancora Simeone, che è anche ricercatore alla facoltà di Giurisprudenza dell’università di Bari – non si trovavano più i biglietti da 5 euro». Insomma, «quando il cardinale Bagnasco parla di "nuova droga" dice una terribile verità». I dati lo confermano: il Superenalotto ha archiviato il mese di dicembre rastrellando circa 158 milioni di euro, in calo del 23,3% sui 206 milioni raccolti nel dicembre dell’anno prima. Rispetto a novembre 2011, però, si è registrata un’impennata della raccolta con un +9,7%.Lo "Stato biscazziere", come lo definiscono le associazioni anti-azzardo, vince (quasi) sempre. Talvolta a far saltare il banco ci pensano gli esponenti della criminalità organizzata, da sempre interessati al business delle macchinette mangiasoldi da bar.Decine di giocatori, oltre a dannarsi l’anima per le vincite che non arrivano, non sanno di finanziarie le mafie più spietate. L’ultimo episodio lo ha scoperto la procura di Milano, facendo arrestare nel novembre scorso gli esponenti del clan Lampada-Valle. I padrini calabresi avevano escogitato un un sistema di truffa ai danni dello Stato che consentiva, manomettendo gli apparecchi da gioco, un guadagno superiore ai 100mila euro a settimana.