«Festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia? Sì, dopo che sarà approvato il federalismo », cambia l’ordine dei fattori, Umberto Bossi. «Se non si attua il federalismo - avverte - vorrebbe dire che 150 anni sono passati invano. Dobbiamo ricordare quel che disse Cavour in proposito. Perchè l’unità d’Italia col centralismo romano non va bene». Con Giorgio Napolitano – che ha ricordato a tutti il rispetto del Tricolore e poi, rivolgendosi alla Lega, ha ammonito come la mancata partecipazione alle celebrazioni rischi di «indebolire le legittime istanze di riforma federalistica» – non è polemica aperta, ma certo è una marcata, ostentata, presa di distanze dalle celebrazioni. «Celebrare i 150 anni senza il federalismo, con tutto ancora centralizzato a Roma, sarebbe una cosa negativa», insiste Bossi. «Il federalismo è una speranza», dice il leader leghista rientrato a Gemonio, dopo le vacanze a Ponte di Legno e Calalzo di Cadore. «Bisognerebbe almeno arrivare a realizzare il progetto di Cavour », puntando ancora sullo statista unitario di recente riabilitato anche dalla Padania.Ma il feeling con Napolitano non è rotto. Ci pensa lo stesso Capo dello Stato, intervenendo di nuovo in serata da Forlì, a stemperare, indicando l’esigenza di «superare il centralismo con spirito unitario». Ed ecco Roberto Calderoli, intestatario, per la Lega, dei rapporti col Quirinale tirare un sospiro di sollievo: «Ogni parola di Napolitano è una sorpresa positiva. Non mi ero sbagliato nel ringraziarlo per la sua analisi », dice il ministro della Semplificazione, richiamando un suo primo intervento nel pomeriggio, quando la tensione sembrava salire. «Trovo bello – aveva detto, guardando al bicchiere mezzo pieno – che Napolitano, nell’aprire le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, abbia fatto espressa menzione al federalismo e abbia anche ricordato che la Costituzione fa argine a ritorni del nazionalismo». Un’opera di mediazione nella quale si erano spesi anche i governatori leghisti: «La miglior risposta che il Parlamento può dare alle celebrazioni per i 150 anni è approvare il federalismo», aveva detto Luca Zaia, ricordando come lo stesso Napolitano avesse spiegato che «il federalismo non è più scelta ma necessità». Stessi argomenti usati anche da Roberto Cota: «L’appuntamento va visto in prospettiva ragionando su uno Stato che dopo 150 anni guardi al futuro, che sia più moderno e vicino ai cittadini», ragionava il presidente del Piemonte. E «l’approvazione definitiva dei decreti attuativi del federalismo rappresenta il miglior viatico». Toni che rassicurano anche il Pdl, adoperatosi con Fabrizio Cicchitto per indicare la compatibilità fra le priorità indicate dal Carroccio e quelle richiamate dal Quirinale. «Stop al tritacarne anti-unitario », chiede la fondazione finiana Farefuturo. «Il federalismo non sia occasione di divisioni», dice Rosy Bindi, presidente dell’assemblea del Pd che sul federalismo fiscale diede un voto di benevola astensione. E l’Udc, che invece votò contro, ora dice, con il segretario Lorenzo Cesa: «Ci riconosciamo in pieno nell’approccio del presidente Napolitano, per un un federalismo davvero solidale». E il presidente del Senato Renato Schifani si unisce all’appello del Capo dello Stato per l’«amata Bandiera, prima testimone di coraggio, sacrifici, battaglie, e poi simbolo del nostro Stato e del nostro popolo».