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Numeri da record in Italia per donazioni e trapianti di organi, tessuti e cellule, con il trend di crescita più alto finora registrato nel nostro Paese: nel 2023 sono stati effettuati 2.042 prelievi di organi (+11,6%) e 4.462 interventi, 586 in più rispetto al 2022, pari a un incremento del 15,1% rispetto all’anno precedente, con un eccezionale +46% dei trapianti di cuore.
Sono alcune delle cifre elaborate dal Centro nazionale trapianti e presentate ieri dal direttore generale Massimo Cardillo insieme al ministro della Salute Orazio Schillaci, in apertura degli Stati generali della Rete trapianti, in programma a Roma fino a venerdì, con la partecipazione di oltre 400 operatori. «Un’occasione per riflettere sullo stato e sulle prospettive del sistema trapiantologico in Italia, che è un’eccellenza. Il trend positivo degli ultimi anni è confermato dai dati più recenti», ha commentato Schillaci, riferendo che «il tasso nazionale di donazione è 28,2 sul milione di persone: in campo europeo, l’Italia ha superato la Francia ed è seconda soltanto alla Spagna».
Tuttavia, persistono «differenze regionali fra Nord e Sud»: l’Emilia Romagna si attesta a 51,1 donatori per milione di persone (+4,7), il Veneto a 46,4 (+10,1), la Toscana a 45,6, mentre restano indietro le regioni meridionali, tranne la Sardegna. Inoltre «i tassi di opposizione al prelievo di organi e tessuti sono rimasti invariati: il fabbisogno è ancora non del tutto soddisfatto», ha osservato il ministro. Nelle rianimazioni la percentuale di chi rifiuta la donazione è leggermente salita (30,5%, +0,7%) soprattutto per la sempre maggiore incidenza di chi ha già registrato il proprio no in vita: nel 2023, in occasione dei rinnovi delle carte d’identità elettroniche, sono stati raccolti 2,4 milioni di consensi (68,5%) ma anche 1,1 milioni di rifiuti (31,5%). Considerando l’attuale presenza nel Sistema informativo trapianti di oltre 18 milioni di dichiarazioni registrate, è prevedibile che a breve la maggior parte delle donazioni segnalate nelle rianimazioni avranno alle spalle un consenso e un’opposizione già raccolti e quindi non più ottenibili dai sanitari.
Intanto, circa 8 mila pazienti restano in lista d’attesa. Fra gli impegni «per far diventare sempre più efficiente e sicura la rete trapiantologica e far crescere la donazione», Schillaci ha annunciato entro l’anno «l’attivazione del portale digitale della Cie, che permetterà ai cittadini di registrare la propria dichiarazione senza recarsi negli uffici anagrafe del proprio Comune. Promuovere la cultura della donazione è un obiettivo prioritario», ha concluso. Informazioni e dettagli su www.sceglididonare.it.
Un altro aspetto positivo, evidenziato dal direttore generale del Cnt, è «l’aumento del 15,8% delle segnalazioni – 3.082 rispetto alle 2.661 dell’anno precedente – dei potenziali donatori da parte delle terapie intensive degli ospedali. Questo lavoro è stato sostenuto anche da un significativo aumento dell’attività nazionale di formazione dei professionisti della Rete: tra i corsi in presenza quasi raddoppiati e la formazione a distanza, lo scorso anno sono stati coinvolti 14 mila operatori». Un aspetto, questo, ribadito da Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto superiore di sanità.
Inoltre, grazie alle tecnologie di perfusione, si riescono a utilizzare anche organi danneggiati da ischemia, «settore che sta vivendo un importante sviluppo. Ma deve migliorare la cultura della donazione da vivente, di rene o di una porzione di fegato, praticata con tecniche mini invasive per il donatore», ha osservato Cardillo. In questo ambito non ci sono stati incrementi rispetto al 2022. Quindi occorre sensibilizzare la popolazione, «a partire dai bambini e dagli studenti», ha auspicato Bellantone.