Nel consiglio dei ministri "con la firma dei ministri Poletti e Lorenzin il bonus per le neomamme
diventa pienamente operativo". Così il ministro Angelino Alfano
al termine della riunione a Palazzo Chigi sulle norme anti-terrorismo ha spiegato che è stata sbloccata la questione del bonus bebè sino ad ora rimasto congelato.
Sorpresa amara per i neo-genitori che speravano di usufurire con l'arrivo della cicogna del nuovo bonus bebé annunciato dal governo Renzi. La legge di Stabilità aveva inserito un supporto concreto alla maternità: un assegno di 80 euro al mese e di durata triennale per ogni figlio nato tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017. Unico requisito per usufruire dell'assegno, un reddito non superiore ai 25mila euro annui. Nessuno dei 50 mila bambini già nati in Italia dall'inizio del 2015 a oggi però ha potuto finora incassare l'aiuto. Due i motivi della paralisi, segnalata dal quotidiano Il Messaggero e adesso risolta dal governo: l'assenza dei decreti attuativi, attesi entro gennaio ma non ancora varati dal governo, e le difficoltà nell'usare il nuovo Isee, l'indicatore di situazione economica equivalente.
A beneficiare degli 80 euro sono soltanto i nuclei familiari con un reddito non superiore ai 25mila euro annuali. Il bonus raddoppia a 160 euro per le famiglie molto povere, che non superano il tetto dei 7mila euro. Il Governo ha stimato che gli aventi diritto saranno 330mila l'anno (su un totale di 500mila nuovi nati su base annua), ma probabilmente saranno meno gli idonei. Di questi 330mila, circa 85mila potranno accedere al bonus maxi da 160 euro. Per coprire il bonus bebè, il Governo stima di spendere 202 milioni di euro per il 2015, 607 per l'anno prossimo, 1 miliardo per il 2017 e il 2018, 607 milioni per il 2019 e 2002 per il 2020.
L'Inps ha il compito di raccogliere le domande e provvedere all'erogazione dell'assegno, ma senza decreto attuativo l'ente aveva le mani legate.
La norma che doveva rendere esecutivo il bonus era prevista entro il 31 gennaio ma non è stata varata nei tempi previsti. Inoltre dall'inizio dell'anno è entrato in vigore il nuovo indicatore economico che consente l'accesso alle prestazioni sociali. Nella versione rinnovata, l'Isee include i redditi lavorativi, ma attribuisce un peso maggiore alla componente patrimoniale e soprattutto immobiliare. In più, dovranno essere dichiarate anche le giacenze medie sul conto corrente, un dato che le banche non sono ancora capaci di esprimere.