giovedì 8 marzo 2012
Non si ferma l’indagine che vede coinvolto il presidente del Consiglio regionale lombardo. Per gli investigatori - che tengono ancora celate le carte - le mazzette sarebbero servite per finanziare iniziative elettorali del Carroccio.
Il faccia a faccia col Senatur: «Vai avanti. Niente dimissioni»
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«Mangiavano tutti, tutti i santi giorni a pranzo da Berti», ristorante storico in via Algarotti, un passo dal Pirellone. Cucina lombarda, ricca cantina, sale affrescate, giardino e conti adeguati. Nessuno pagava, tutto gonfiava il capitolo spese di rappresentanza della Regione. Intorno a Davide Boni, all’epoca assessore all’Edilizia e al territorio e al capo della segreteria Dario Ghezzi, c’erano Marco Paoletti, consigliere provinciale leghista, e l’architetto Michele Ugliola, l’uomo che secondo le indagini avrebbe fatto da cerniera tra gli imprenditori e i politici, trattato progetto per progetto le tangenti, incassato (direttamente o attraverso il cognato Gilberto Leuci) e portato i compensi negli uffici di Boni.Per la Procura era l’attuale Presidente del consiglio regionale, il vertice di questa tangentopoli targata Lega. I pm Alfredo Robledo e Paolo Filippi non sembrano avere dubbi nè sull’inchiesta, nè sul sistema che coinvolgeva in cerchi contigui anche altri assessorati. Perché c’è sempre bisogno di più autorizzazioni, e sono molte competenze da rispettare. Così fatalmente l’inchiesta su Franco Nicoli Cristiani - vicepresidente del Consiglio regionale e prima ancora assessore all’ ambiente arrestato e ora ai domiciliari sempre per mazzette - verrà unificata a questa su Davide Boni.Se per lo smaltimento illecito dei rifiuti (amianto incluso) in casa di Nicoli Cristiani, sono stati trovati 100mila euro in contanti, nel caso Boni tutto si è volatilizzato, speso per iniziative elettorali della Lega.L’architetto Ugliola ha confessato di aver passato a Boni 300mila euro. Cento provenivano da Luigi Zunino che, indagato per la bonifica di Santa Giulia, voleva allargarsi ulteriormente con un progetto residenziale e commerciale. L’accordo complessivo prevedeva un versamento di 800mila euro. L’imprenditore versò la prima rata almeno fino quando Boni era ancora assessore. Altri 800mila euro li avrebbe garantiti il costruttore F.M. per una grande area commerciale (217mila metri quadri) ad Albuzzano nel Pavese. Anche il suo anticipo, 200mila euro, finì nelle segreterie di Boni. Accanto ai due grandi imprenditori nel registro degli indagati ne sono finiti altri sette minori, tutti partecipi dello stesso sistema. Mazzette, sostengono i pm, rigorosamente in contanti, garantite da Boni destinate al partito che tollera una provvigione per chi occupa certe poltrone, ma non consente un esclusivo arricchimento personale.L’inchiesta sul sistema Lega è partita da Cassano D’Adda. Il sindaco Pdl Edoardo Sala entrò nel giro Boni, per una variante al piano regolatore propedeutica alla costruzione di un centro commerciale. A proporre affare e varianti fu sempre l’architetto Ugliola, che aveva nel settore progetti-tangenti una vecchia esperienza (arresto incluso nel 1998) maturata da socialista ai tempi di Mani Pulite. Arrestato nel maggio del 2010, il sindaco di Cassano sopportò la cella per un po’, ma quando seppe che l’architetto (agli arresti domiciliari) vuotava il sacco non si fece più pregare.Un contributo notevole a completare il quadro lo diede poi Marco Poletti, assessore all’urbanistica in Comune, promosso per meriti leghisti a consigliere provinciale. Per un parere favorevole al progetto incassò da Ugliani 20mila euro. Quando partita l’inchiesta la Lega se ne liberò, facendolo passare, come ai vecchi tempi, per “un mariuolo in proprio” Poletti diede tutti i dettagli sul sistema, portò gli inquirenti nelle stanze di Boni.

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