Vigilanza di polizia davanti a un muro a Roma in cui è comparsa una scritta per Alfredo Cospito - Reuters
Ribadisce di voler continuare lo sciopero della fame e di voler interrompere anche l’assunzione degli integratori alimentari, Alfredo Cospito, militante della Federazione anarchica informale (Fai), trasferito da Sassari al carcere di Opera, a Milano, per le sue condizioni di salute compromesse da un digiuno iniziato il 20 ottobre. In procura a Roma si è tenuto un vertice tra magistrati del pool antiterrorismo, Ros dei Carabinieri e Digos della Polizia per fare il punto sui blitz compiuti dagli anarchici, anche a sostegno di Cospito, in Italia e ad Atene, Barcellona e Berlino. I procedimenti aperti sarebbero una ventina. Sono arrivate altre rivendicazioni dell’attentato incendiario a Berlino e di quello con molotov che ha danneggiato due macchine della Polizia locale di Milano. E per i prossimi giorni gli anarchici hanno annunciato altre iniziative, tra cui un sit in oggi al ministero della Salute, domani assemblea alla Sapienza e un corteo a Roma sabato. Proprio per questo nella Capitale è stata innalzata la sicurezza intorno a luoghi e obiettivi sensibili. I difensori di Cospito oggi hanno precisato che il loro assistito «non ha una vocazione suicida, non vuole morire ed è pronto ad interrompere lo sciopero della fame se dovessero sospendergli il 41 bis. Lui è in sciopero della fame per protestare contro la misura che gli è stata applicata ma come anarchico la sua non è solo una battaglia personale: non si limita a denunciare la illegittimità della sua misura ma denuncia contestualmente il regime del 41 bis come violazione dei diritti umani». Intanto oggi la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di inchiesta dopo l'esposto presentato dal deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli in relazione all'intervento di ieri del parlamentare Giovanni Donzelli sulla vicenda Cospito. In particolare nell'esposto si fa riferimento alle conversazioni, derivanti da intercettazioni ambientali dell'amministrazione penitenziaria tra lo stesso Cospito e un esponente della 'ndrangheta e un camorrista avvenute tra dicembre e gennaio scorsi. Nell'esposto si ipotizza il reato di rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio.
Cospito «non è stato condannato né sta espiando alcuna pena dell’ergastolo», tanto meno quello ostativo, ma è stato condannato a 30 anni «per una serie di reati (taluni assai gravi)» e «sta ora scontando come condannato in via definitiva quella pena», in attesa di una pronuncia della Consulta sul ricorso della Corte d’appello che deve pronunciarsi sulla richiesta di ergastolo, dopo il rinvio della Cassazione per la rideterminazione della pena. Ma solo per l’attentato alla Scuola allievi ufficiali dei carabinieri a Fossano (Cuneo).
Lo scrive il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, in un comunicato in relazione ad «articoli apparsi su numerosi quotidiani estremamente inesatti». Il magistrato, che a dicembre ha ricevuta una busta con proiettili e la firma “A” (simbolo dell’anarchia), precisa inoltre che «la posizione processuale (condanna e attesa di residuo giudizio) non ha nulla a che vedere con quella che viene chiamata (impropriamente) misura del 41-bis dell’ordinamento penitenziario, poiché quel regime differenziato di detenzione viene applicato a soggetti dei quali si riconosca la particolare pericolosità, imputati o condannati per taluni gravi reati previsti dalla legge, e la possibilità e capacità di mantenere, pur se detenuti, collegamenti con le associazioni, mafiose terroristiche od eversive».
Ricordiamo che Cospito è stato condannato come esponente della Fai-Fri, Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale (la prima sigla compare nel 2003, la seconda si aggiunge nel 2011), riconosciuta fino in Cassazione come associazione terroristica. Ne farebbero parte una trentina di persone. Quali sono i «reati gravi» per i quali Cospito ha avuto una condanna definitiva? Il primo il 24 ottobre 2005, è una bomba alla sede del Ris dei carabinieri al Parco Ducale di Parma. Confezionata con un notevole quantitativo di nitroglicerina, avrebbe provocato un danno grave, ma non esplose solo per un errore nell’interruttore. Proprio il Ris trovò sull’ordigno il Dna di Cospito. Vengono poi tre pacchi bomba: il 2 novembre 2005 al sindaco di Bologna Sergio Cofferati, nel luglio 2006 a Torino al sindaco Sergio Chiamparino e all’impresa che stava effettuando lavori in un Cie per immigrati. Lo stesso anno, il 2 giugno, le due bombe “temporizzate” a Fossano. La prima serviva a far uscire i carabinieri dalla caserma, la seconda doveva fare danno, c’erano infatti chiodi e bulloni. I carabinieri escono ma non vedono nulla, rientrano ma appena chiudono il portone esplode la seconda che fa una mitragliata di proiettili sul muro. Nella rivendicazione scrivono «volevamo ricordare così la festa della Repubblica allo Stato italiano, perché “10-10-1000 Nassiriya” non sia solo uno slogan in Medioriente ma una realtà qui». Stessa tecnica il 5 marzo 2007 nel parco pubblico della Crocetta a Torino. Posizionano di notte tre ordigni temporizzati, a dieci minuti l’uno dall’altro. Nella rivendicazione così minacciavano: «Se non chiudete i centri di permanenza per stranieri, la prossima volta le bombe le mettiamo di giorno».
Sulle motivazioni del 41-bis è intervenuto anche il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, ricordando che nel 2021 la procura umbra «ha emesso un’ordinanza cautelare per Cospito, che è stata valutata come uno degli elementi per applicare il 41-bis, perché noi contestavamo specificatamente l’ipotesi di istigazione a delinquere fatta mentre era in carcere». Nella rivista clandestina Vetriolo erano stati pubblicati suoi articoli dove, tra l’altro, scriveva « non rinunciare allo scontro violento con il sistema, alla lotta armata, costi quello che costi» e ancora «occorre mettere in discussione l’assurda convinzione dell’inviolabilità assoluta della vita umana».
Un’altra condanna definitiva a carico di Cospito (a 10 anni e 8 mesi di reclusione, che ha quasi finito di scontare) riguarda l’attentato, avvenuto nel maggio del 2012 a Genova all’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi: due anarchici, Nicola Gai e appunto Alfredo Cospito, attesero il dirigente sotto casa alle 8 del mattino e gli spararono a un ginocchio. Gai, condannato a una pena inferiore, è stato scarcerato nel 2020.