venerdì 3 agosto 2012
​Vari episodi di reato all'interno del penitenziario (litigi violenti, danneggiamento o furti) non venivano denunciati all'autorità giudiziaria. Sono in corso le notifiche degli atti nei confronti di educatori, agenti di polizia e anche all'ex direttrice, Paola Ziccone. Si indaga anche su una presunta violenza sessuale.
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Risolvevano le questioni internamente, riferendo l'accaduto tutt'al più al direttore e solitamente tutto finiva con una sanzione disciplinare. Ma i vari episodi di reato (litigi anche violenti tra giovani detenuti, piccoli danneggiamenti o furti) avvenuti dentro le mura del carcere minorile di Bologna non venivano mai denunciati -come invece avrebbe dovuto accadere- all'autorità giudiziaria. Queste le accuse che la Procura di Bologna muove nei confronti di 35 persone che lavorano o che hanno lavorato al carcere del Pratello. Tanti sono agenti di Polizia penitenziaria, ma ci sono anche educatori e operatori. E c'è anche Paola Ziccone, l'ex direttrice.
 
L'inchiesta del pm Antonello Gustapane, partita prima di Natale, è già chiusa: sono in corso le notifiche degli avvisi di fine indagine, un atto che solitamente prelude ad una richiesta di rinvio a giudizio. Insomma, i 35, Ziccone compresa, rischiano il processo. L'accusa, per tutti, è omessa denuncia, ovvero il fatto di non aver fatto rapporto all'autorità giudiziaria di fatti che costituiscono reato.Gli episodi contestati dal pm Antonello Gustapane sono una quarantina, avvenuti tra l'8 gennaio del 2010 e l'1 dicembre 2011. Gli indagati sono accusati - a vario titolo, a volte in concorso tra loro - di essere venuti a conoscenza di reati ma di non averli denunciati all'autorità giudiziaria. Il caso più grave è la presunta violenza sessuale commessa da due detenuti del minorile ai danni di un altro il 6 settembre 2011, che però non fu denunciato dall'ispettore della polizia penitenziaria che lo venne a sapere, e che per questo figura come unico indagato per omessa denuncia per quell'episodio.In un solo caso invece altri quattro, tra agenti e ispettori, sono accusati di aver percosso il 30 novembre 2011 un detenuto e poi di averlo rinchiuso in una cella con le manette ai polsi, in isolamento dopo aver tolto le ante delle finestre.Ma oltre a questi due episodi più gravi, nella stragrande maggioranza dei casi, gli inquirenti contestano a personale della penitenziaria e vertici dell'istituto l'omessa denuncia di reati da parte di pubblici ufficiali. Si tratta di reati svariati, tra cui anche violenze private, resistenze, oltraggi, lesioni ai danni degli agenti; danneggiamenti, lesioni, percosse, violenze private e minacce tra detenuti; danneggiamenti e furti ai danni della amministrazione da parte dei detenuti; o detenzione di stupefacente a carico dei detenuti, e anche un tentativo di evasione.Secondo la ricostruzione dell'accusa quando accadeva un episodio gli agenti della penitenziaria intervenivano, ma segnalavano la cosa solo alla direzione, non all'autorità giudiziaria. A quel punto la direzione o comminava direttamente la sanzione, oppure convocava il Consiglio di disciplina (il direttore più due figure del carcere, educatori o sanitari) che decidevano la sanzione da comminare, senza però avvisare la procura competente.
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