Le due ruote sono sempre più amate. Traffico permettendo. La bicicletta supera ogni traguardo,non conosce età, epoche o mode. E la passione che lega gli
italiani al ciclismo valica anche i confini dello sport.
Ecco che ben l'83% di chi possiede una bici dichiara di salire in
sella per "svago" e magari in compagnia di amici. Insomma
quando scatta l'ora del tempo libero gli italiani sono pronti a
pedalare. Anche se non manca di certo chi fa delle due ruote la sua
attività agonistica D'altra parte c'è una tradizione
nazionale da onorare. Basti pensare ai celeberrimi nomi di
Coppi, Bartali, Nibali e Moser. Per non parlare di una delle
corse più importanti, il Giro d'Italia.
A fare il punto su usi e
costumi della bicicletta è il rapporto realizzato dalla Link
Campus University dal titolo "Il ciclismo tra percezione e
comunicazione".
Lo studio afferma che le due ruote sono per il 30,8% degli
italiani sinonimo di "salute", mentre un'altra ampia fetta
l'associa alla "natura" (il 20,4%). E spesso una stessa bici può
raccontare storie diverse: gli italiani, complice anche la
crisi, fanno ampio ricorso ai mercatini dell'usato, con il 35,8%
che ne ha acquistata una di seconda mano. (Anche se spesso nel mercato si trovano le due ruote rubate. I furti di bici in Italia risultano in crescita - Ndr).
Resta ancora
di nicchia il bike sharing, che risulta essere stato
utilizzato solo dall'8,7% del campione. Siamo un pò indietro
anche sul fronte sicurezza, con circa la metà dei pedalatori
coinvolti nell'indagine che afferma di non portare il caschetto.
L'Indagine è stata presentata nella sede di Confindustria,
dove ad aprire la discussione è stato il presidente degli
industriali, Giorgio Squinzi, che gioca un ruolo di primo piano
anche nel mondo del ciclismo, come patron della Mapei, gestita
da Squinzi tra il 1993 e il 2002. Si tratta, sottolinea, della
"squadra che ha vinto di più nella storia". E avverte: "Puoi
essere chiunque ma se non pedali arrivi ultimo". Per il numero
uno di Viale dell'Astronomia la bici "non è solo uno sport, ma
è una passione vera", che comporta anche "sacrificio e
dedizione".
Il presidente della Federazione ciclistica italiana, Renato
Di Rocco, sottolinea quindi come si tratti di uno sport che
"nonostante tutte le tempeste", in primis il doping, "ha
saputo rigenerarsi ed espandersi nel mondo mantenendo alti
indici di popolarità".