martedì 17 maggio 2011
COMMENTA E CONDIVIDI
La spunta Pier Luigi Bersani. Il suo Pd ce la fa abbondantemente. La scommessa è vinta. Quella interna ma soprattutto quella con un premier che ha voluto «lanciare una sfida che si è rivelata un boomerang». E il segretario, dopo un giro di telefonate di congratulazioni ai candidati democratici, si concede alle telecamere col suo sorriso sornione. «L’inversione di tendenza, come un vento del Nord contro il blocco Pdl-Lega» che emerge da queste amministrative, per il leader del Partito democratico mette in evidenza che «si è aperta una incrinatura fortissima tra il centrodestra e il suo elettorato». Tutto questo «non può non portare ad una crisi» del fronte della maggioranza. Su questa punta il leader democratico, che lancia un appello anche al Nuovo polo. Ma è il Carroccio l’obiettivo numero uno bersaniano. «Se perde Berlusconi e perde anche la Lega, vuol dire che qualcosa non va e credo che la Lega debba aprire una riflessione», provoca il segretario del Pd, per il quale il dato dimostra che «questo Paese è senza guida, non ha un governo». Tanto più, ragiona il numero uno di largo del Nazareno, «se dopo i ballottaggi noi ci rafforzeremo, la crisi politica del governo che c’è già si acuirà e può arrivare ad un punto di rottura». Ed è «a questo punto», secondo Bersani, che la Lega deve fermarsi a valutare i fatti, perché «si può stare con uno che vince se tu perdi, con uno che perde se tu vinci, ma se lui perde e tu perdi c’è qualcosa che non va». Insomma, secondo il segretario piddì non ci sono dubbi già a metà pomeriggio: «I dati che ci arrivano segnalano significativamente che vinciamo noi e perdono loro. C’è un’inversione di tendenza un po’ ovunque». E questo, oltre a segnare la sconfitta della linea del governo, per il leader piddì, è un punto messo a segno nella guida del suo partito, pure abbondantemente criticata dalla minoranza interna. «Il messaggio del Pd era, è e sarà creare l’alternativa a Berlusconi per ricostruire il Paese con una convergenza tra forze progressiste e moderate. Questo schema non ci ha portato male e resta e sono sicuro che gli elettori capiscano perché parliamo di Italia». La linea democratica resta quindi quella di «fare da centrocampo ad una operazione di ricostruzione, perché il dopo non sarà semplice perché saranno state lesionate alcune mura portanti delle nostre istituzioni». E Bersani si vanta di averlo capito da tempo. «Io tempo fa dissi "a Milano si vince facile" e fui sbeffeggiato, certo siamo a un risultato al di là aspettative ma mi sembrava già allora di cogliere un dato di fondo: nel Nord qualcosa stava succedendo in termini di caduta dell’azione di governo di Pdl e Lega e non mi sarei stupito che questo segnale venisse da Milano». Proprio nella città che ha sempre rifiutato gli estremismi, ricostruisce Bersani, «ci siamo tenuti sui temi di merito, ci siamo rivolti alle opinioni dei moderati, abbiamo lasciato l’estremismo a Berlusconi e il risultato si è visto». Ancora, si vanta il leader democratico, «ha pesato il fallimento del programma di governo di centrodestra, ma ha pesato anche la nostra capacità, di Pisapia e di tutto il centrosinistra, di presentare un’offerta serena di governo». I dati, allora, lasciano i piddì «molto soddisfatti. Ora lavoriamo per i ballottaggi», continua il segretario. E proprio in vista del secondo turno, «ora lavoreremo per riunire il centrosinistra, incoraggiati dal fatto che Lettieri ha ottenuto un risultato molto basso. Il centrosinistra al ballottaggio è in grado di vincere», è certo Bersani. Ma per farlo il leader pd chiama a raccolta tutti, a cominciare da quel terzo polo da tempo corteggiato, con il quale vorrebbe iniziare un discorso a lungo termine. «Il messaggio del Pd era, è e sarà andare oltre Berlusconi e ricostruire il Paese con una convergenza tra moderati progressisti in chiave costituzionale. Questa continuerà ad essere la nostra proposta».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: