Lo stato maggiore del Pd presenta la propria 'contromanovra', tre paginette con 10 punti per riscrivere il decreto-bis del governo, a partire dal nuovo prelievo sui capitali 'scudati' e da un’imposta ordinaria (e progressiva) sui grandi valori immobiliari. L’intervento del governo «è una torta a strati » - parte lancia in resta il segretario Pier Luigi Bersani - che alla fine, nel 2014, rovescerà sul Paese «un peso insostenibile, iniquo e recessivo». Tanto più che per centrare il pareggio di bilancio basterebbero fra tre anni 40 miliardi, mentre la manovra è arrivata a quota 55 e, allora, «il governo non dice la verità o per omissioni o per vere e proprie bugie». Ma nella conferenza stampa convocata all’ora di pranzo nella sede, irrompe il tema dei presunti privilegi fiscali concessi alla Chiesa cattolica per l’Ici sugli immobili. Un giornalista fa la domanda e il leader democratico non la elude, anzi dà una risposta chiarissima: «In tempi come questi, prima di discutere sarebbe bene fare un giro per le Caritas diocesane, per capire come è messo il Paese e cosa sta facendo la Chiesa». Fatta questa premessa, Bersani aggiunge che «il principio è chiaro e lo teniamo fermo: esenzione per tutti, in base alla missione e alla finalità, e tassazione per le attività propriamente commerciali. Vanno poi verificati i singoli casi concreti, e credo che la Chiesa sia la prima interessata a farlo». Esaurito il tema, Bersani torna sul decalogo del Partito democratico che, dopo il confronto slittato a oggi con le parti sociali (sicuri presenti Camusso, Angeletti, Malavasi per Rete Imprese e Galli per Confindu-stria), verrà tradotto entro venerdì in proposte di modifica già in Senato. Accanto al segretario ci sono il vice Enrico Letta, il presidente Rosy Bindi e Stefano Fassina (responsabile economia). Il segretario parte dalla non condivisione dell’impianto del governo. Tre sono, spiega, le linee- guida democrat : «Una riduzione drastica ed effettiva dei costi della Pubblica amministrazione, una maggior equità deve dare di più chi finora è stato al riparo - e misure di stimolo». Insomma, «noi siamo pronti e responsabili », avvisa il leader Pd che, richiamando il deficit di «verità» denunciato da Napolitano, sferra un nuovo attacco al ministro Tremonti. È una critica spiegata dal deputato Pier Paolo Baretta: «Con le cifre indicate, si arriverebbe nel 2014 a un attivo dell’1%. Quindi, delle due l’una: o nemmeno Tremonti crede all’efficacia di queste misure o vuole crearsi una riserva da spendere per la Legge di stabilità o più in là. In ogni caso, va aggiornato il Def di aprile». Nel merito del decalogo, l’ultima novità inserita riguarda il ritorno del 'falso in bilancio' come «reato severamente punito», per marcare una svolta rispetto al testo attuale. Per ridurre i tagli agli enti locali (più che alla soppressione dei piccoli Comuni si punta alla gestione associata delle funzioni), la misura- clou resta l’extra-prelievo del 15% sui fondi già 'scudati' nel 2003 e 2009 (e del 30% su tutti gli altri, per superare l’obiezione sulla retroattività). È un venir meno della parola data? «Sì, è inelegante – replica Bersani –, ma io metto in discussione la credibilità dei condoni, non dei patti fiscali, e ne gioisco. Quei 100-150mila non sono certo operai della Fiat». Quanto poi all’aumento dell’Iva, per il segretario è «un dibattito kafkiano , Tremonti se l’è gia mangiato per coprire altri meccanismi» di spesa. Infine ci sono la soppressione dell’art. 8 sul lavoro e l’idea, in chiave anti-evasione, della deducibilità dalle tasse delle spese per la manutenzione di casa.