mercoledì 24 agosto 2011
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Lo stato maggiore del Pd pre­senta la propria 'controma­novra', tre paginette con 10 punti per riscrivere il decreto-bis del governo, a partire dal nuovo prelie­vo sui capitali 'scudati' e da un’im­posta ordinaria (e progressiva) sui grandi valori immobiliari. L’inter­vento del governo «è una torta a stra­ti » - parte lancia in resta il segreta­rio Pier Luigi Bersani - che alla fine, nel 2014, rovescerà sul Paese «un peso insosteni­bile, iniquo e recessivo». Tanto più che per cen­trare il pareggio di bilancio basterebbero fra tre anni 40 miliardi, mentre la manovra è arrivata a quota 55 e, allora, «il governo non dice la verità o per omissioni o per vere e proprie bugie». Ma nella conferenza stampa convo­cata all’ora di pranzo nella sede, ir­rompe il tema dei presunti privilegi fi­scali concessi alla Chiesa cattolica per l’Ici sugli immobili. Un giornalista fa la domanda e il leader democratico non la elude, anzi dà una risposta chiarissima: «In tempi come questi, prima di discutere sarebbe bene fare un giro per le Caritas diocesane, per capire come è messo il Paese e cosa sta facendo la Chiesa». Fatta questa pre­messa, Bersani aggiunge che «il prin­cipio è chiaro e lo teniamo fermo: esenzione per tut­ti, in base alla missione e alla finalità, e tassazione per le attività propriamente commerciali. Vanno poi verificati i singoli casi concreti, e credo che la Chie­sa sia la prima interessata a farlo». Esaurito il tema, Bersani torna sul decalogo del Par­tito democratico che, dopo il confronto slittato a oggi con le parti sociali (sicuri presenti Camusso, Angeletti, Malavasi per Rete Imprese e Galli per Confindu-­stria), verrà tradotto entro venerdì in pro­poste di modifica già in Senato. Accanto al segretario ci sono il vice Enrico Letta, il presidente Rosy Bindi e Stefano Fassi­na (responsabile economia). Il segretario parte dalla non condivisione dell’im­pianto del governo. Tre sono, spiega, le li­nee- guida democrat : «Una riduzione dra­stica ed effettiva dei costi della Pubblica amministrazione, una maggior equità ­deve dare di più chi finora è stato al riparo - e misure di stimolo». Insomma, «noi siamo pronti e responsa­bili », avvisa il leader Pd che, richiaman­do il deficit di «verità» denunciato da Na­politano, sferra un nuovo attacco al mi­nistro Tremonti. È una critica spiegata dal deputato Pier Paolo Baretta: «Con le cifre indicate, si arriverebbe nel 2014 a un attivo dell’1%. Quindi, delle due l’u­na: o nemmeno Tremonti crede all’effi­cacia di queste misure o vuole crearsi u­na riserva da spendere per la Legge di stabilità o più in là. In ogni caso, va ag­giornato il Def di aprile». Nel merito del decalogo, l’ultima novità inserita ri­guarda il ritorno del 'falso in bilancio' come «reato severamente punito», per marcare una svolta ri­spetto al testo attuale. Per ridurre i tagli agli enti lo­cali (più che alla soppressione dei piccoli Comuni si punta alla gestione associata delle funzioni), la mi­sura- clou resta l’extra-prelievo del 15% sui fondi già 'scudati' nel 2003 e 2009 (e del 30% su tutti gli altri, per superare l’obiezione sulla retroattività). È un ve­nir meno della parola data? «Sì, è inelegante – repli­ca Bersani –, ma io metto in discussione la credibi­lità dei condoni, non dei patti fiscali, e ne gioisco. Quei 100-150mila non sono certo operai della Fiat». Quanto poi all’aumento dell’Iva, per il segretario è «un dibattito kafkiano , Tremonti se l’è gia mangia­to per coprire altri meccanismi» di spesa. Infine ci sono la soppressione dell’art. 8 sul lavoro e l’idea, in chiave anti-evasione, della deducibilità dalle tasse delle spese per la manutenzione di casa.
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