«E' necessario rompere il silenzio, avere il coraggio della denuncia seria, documentata che deve essere affiancata dalla forza della proposta che insieme alle forze dell'ordine, alla magistratura, e quella parte trasparente delle istituzioni, cittadini e associazioni dobbiamo portare». Così Don Luigi Ciotti lo scorso 9 febbraio commentava l'agguato a Tiberio Bentivoglio, titolare di una sanitaria a Reggio Calabria e impegnato in prima linea con l'associazione Libera e nell'antiracket.Bentivoglio era stato ferito a un polpaccio da un colpo di pistola mentre stava salendo sul suo furgone. Erano stati quattro, complessivamente, i colpi esplosi da una pistola calibro 7,65. Uno aveva forato il suo zaino, un altro la fiancata del mezzo e un altro ancora non era andato a segno. Il tutto era avvenuto a Ortì, nell'entroterra reggino. Dopo avere denunciato un tentativo di fargli pagare il pizzo, Bentivoglio ha subito negli anni una serie di attentati, ma ha rifiutato di piegarsi, proseguendo nel suo impegno per la legalità. E' stato uno dei promotori di "Reggio Libera Reggio", un'associazione che si oppone alla morsa delle estorsioni e della 'ndrangheta in generale.